martedì 30 settembre 2008

Lettere al Direttore l'ESPRESSO"

La drammatica situazione descritta nell’articolo “Gomorra fronte del Nord” è realissima, ma neanche del tutto esaustiva. Il fenomeno investe largamente tutto il Nord, città e paeselli, e rispecchia nel contempo la mentalità, la cultura, la preparazione, la cecità della classe politica tutta, vecchia e nuova, passata ed attuale.
In un confronto a distanza con il Prof. Marco Vitali, svoltosi nel 1992 attraverso le colonne del settimanale “Mondo Economico”, sul rapporto Nord-Sud, così concludevo il mio intervento:
In conclusione, vorrei fare una sola domanda a quanti esprimono giudizi sommari e semplicistici contro il : come pensano di risolvere i problemi del Nord (non piu’ quindi quelli del Sud) allorquando quelle altissime percentuali di persone interpellate dal Cirm metteranno in atto quello che oggi è solo un desiderio e un proposito, e si porteranno dietro naturalmente anche la mafia la camorra e la ‘ndrangheta che qui non saprebbero piu’ cosa fare?. I problemi che si possono creare da una nuova migrazione al Nord sarebbero ben diversi e di spessore ben piu’ consistente di quelli creatisi all’epoca di ‘Rocco e i suoi fratelli’”.
Come si fa a non capire, ed operare in conseguenza, che una tale iattura si sarebbe presto abbattuta su tutto il Paese, se questo viene mantenuto, dal punto di vista socio-economico, letteralmente spezzato in due? Se lo ha capito e denunciato quasi venti anni fa un modesto operatore professionale come me, la classe politica, economica, imprenditoriale, culturale del Paese dov’era e dov’è? Avrebbero potuto chiedere ausilio a un medico per capire come un cancro si sviluppa per metastasi.
So benissimo che anche le mie domande sono retoriche, come quelle formulate dal lettore Edgardo Favaloro e non cercano risposte. Ma l’unica risposta possibile, se c’è, è piu’ sconsolante di quella da voi fornita al lettore : magari quel 37% che resiste fosse realmente convinto e coeso per uscire dall’appiattimento dilagante e nel respingere il grave temibile processo di autoritarismo in corso. Purtroppo temo che in quel 37% c’è ancora molta gente che è di destra e che ancora non lo sa!
Francesco Calvano

giovedì 18 settembre 2008

LA COMPLICATA VICENDA ALITALIA

La complicata vicenda Alitalia esprime al momento una duplicità di significati e valenze sul piano del lavoro, delle condizioni dei lavoratori, del sistema mobilità del Paese e sul piano piu’ prettamente politico.
In chi ha vissuto una vita a tifare per la difesa ad oltranza dei diritti dei lavoratori nei confronti degli speculatori e sfruttatori di tutte le risme non può non suscitare profonda emozione ed angoscia l’eventualità che la situazione precipiti irreversibilmente verso il peggio e circa 20 mila lavoratori, oltre i vari indotti, si ritrovino da un giorno all’altro senza mezzi di sostentamento. Nel contempo, e pur rimanendo sotto il peso oppressivo di tale angoscia, non può non far piacere osservare la gioia e la soddisfazione di quei lavoratori che, all’annuncio del ritiro di Cai, hanno inneggiato alla vittoria.
Ma come, si sono chiesti tutti i benpensanti (sono i piu’ duri a morire) sta per fallire la loro azienda, stanno per perdere il posto di lavoro e cantano vittoria?! Ma questi sono impazziti. No, non sono impazziti, e il grido si esultanza immediato e spontaneo lo conferma, stanno celebrando una vittoria, che può rappresentare qualcosa di molto piu’ grande, piu’ importante, piu’ significativo rispetto al dramma che stanno vivendo e non so giudicare in quanti di loro fosse chiara la percezione e la coscienza dell’alto significato simbolico, emblematico dell’atto politico che in quel momento si è consumato.
Facciamo un passo indietro, al momento in cui Berlusconi interviene con dichiarazioni pesanti e impertinenti con lo scopo evidente e dichiarato di far fallire la trattativa con Air France in favore di una fantomatica cordata italiana. (anche se oggi le facce di bronzo che si presentano davanti ai teleschermi negano tutto ciò, ma per fortuna ci sono i filmati). Ora, non posso allungare molto la discussione su questo, ma qualunque iniziato che abbia i fondamentali dell’abc, sa che la proposta dell’Air France era infinitamente piu’ vantaggiosa di quella di Cai, sia per le condizioni di acquisto, senza costi notevoli da scaricare sui contribuenti italiani, sia per l’ampiezza di operatività che avrebbe coperto la nuova compagnia, che diventava la prima o fra le prime al mondo, e quindi sia sul terreno delle prospettive future, che non avrebbero potuto che ricevere impulsi altamente positivi dalla compartecipazione ad una entità di grande dimensione, oggi ritenuta indispensabile ed essenziale sui mercati globali, per non fare la fine di compagnie che godevano ottima salute (come Swissair, diverse compagnie statunitensi, etc;) che sono sparite dal mercato per fallimento! Almeno in questo Alitalia non sarebbe la prima né l’ultima.
Ma torniamo al ragionamento principale. Perché Berlusconi fa fallire una trattativa piu’ vantaggiosa, piu’ rassicurante per il futuro e si mette ad imbastire un’operazione tendente a salvare dal baratro l’Alitalia, ma dalle prospettive di mercato globale assai dubbie?
La risposta può essere articolata, con la cordata italiana probabilmente sperava di ottenere piu’ risultati:
1) ingraziarsi l’appoggio elettorale e la disponibilità del mondo imprenditoriale, che qualche competizione fa l’aveva platealmente contestato;
2) ringraziarli per l’appoggio ricevuto, regalando loro una compagnia, dopo averla depurata di oltre un miliardo di debiti, di una serie di esuberi, e ripartendo con una società con il solo attivo rappresentato da attrezzature, velivoli, aeroporti, stazioni, ed un patrimonio inestimabile costituito dall’alta e riconosciuta professionalità dei piloti italiani;
3) mancava l’ultimo tassello : questo patrimonio inestimabile aveva ed ha probabilmente un piccolo vizietto, quello di farsi rispettare, di chiedere il rispetto della propria dignità di uomini e di lavoratori, di non essere insomma facilmente domabile. Quindi, tutto il mondo imprenditoriale italiano, coagulato intorno a CAI, e coordinato egregiamente dagli uomini delle libertà (quali saranno poi queste libertà se le stanno abolendo una dietro l’altra non lo sapremo mai), aveva bisogno di dare una lezione definitiva a questi indomabili e riaffermare la potenza, la potestà, il dominio di chi possiede i soldi, quindi lo slogan era ed è : PRENDERE O LASCIARE e lo dovete dire entro le ore 15 e minuti 50, perché un secondo dopo scatta la fine del mondo! Nessuno probabilmente sa spiegarci ora, se non qualche storico futuro, perché le 15,50 del 18 settembre e non le 20e 48 dell’8 settembre, che almeno era una data storica.
4) La riaffermazione della potenza confindustriale avrebbe rappresentato, infine, la vittoria della filosofia del Governo autoritario, da utilizzare in tutte le altre situazioni per togliere qualsiasi spazio di discussione ed affermare il pensiero unico dell’onnipotente, tendente a realizzare quel processo di fascistizzazione del Paese, messo in atto in tutti i rimanenti settori..
Nella Scuola si torna indietro tutta, per il momento bambini con grembiulino uniformato, in seguito arriveranno i berrettini da Balilla, e nessuno protesti perché se no diventa una strumentalizzazione degli alunni; nella Giustizia si farà quello che è stato deciso e che l’ampia maggioranza consente di fare, il parere dell’opposizione non è richiesto né gradito; Alle elezioni europee soglia del 5%, ma senza preferenze perché ciò serve a non far rientrare nel Parlamento i comunisti (bastano già le penne del Milan regalate a Bartinotti in passato); Il Paese sarà suddiviso nuovamente in tanti staterelli autonomi e non si discute, Umberto Bossi dopo neanche 24 ore dall’assenso di massima dato dal Consiglio dei Ministri non ha perso un attimo per dichiarare che dopo quello fiscale bisogna passare a quello politico!
Chi non vede nell’operazione Alitalia il tentativo per niente mascherato di ottenere un rafforzamento notevole chiaro plateale emblematico del processo di fascistizzazione del Paese, evidentemente ha gli occhi bendati, oppure è un seguace accanito di Fini che sconfessa il suo segretario e il sindaco della capitale che vorrebbero accorciare i tempi e riaffermare da subito i valori e gli ideali del fascismo.
Per tali motivi, e indipendentemente da come si concluderà, ritengo che la vicenda Alitalia con la dignitosa respinta del tentativo ultimativo e ricattatorio, rappresenti per il momento una grande vittoria di quel che resta di questa democrazia.
Articolo scritto in data 18/09/08. Francesco Calvano

martedì 9 settembre 2008

BOSSI LA LEGA IL FEDERALISMO E LO SFASCIO ITALIA

Bossi e la sua Lega, dopo aver sputato e strappato la Bandiera italiana, aver rivendicato con forza e tracotanza l’autonomia e l’indipendenza della Padania, la costituzione del Parlamento padano, quindi la secessione dal resto d’Italia, una volta resisi conto dell’improponibilità di una simile scemenza, per l’opposizione decisa anche da parte dei propri alleati, in primis AN, preoccupata di fingere la difesa dell’unità della Patria, dopo aver rinnegato il Fascismo mussoliniano, hanno cambiato radicalmente strategia ed hanno cercato (evidentemente con l’alta consulenza di qualche stratega nordista) una via piu’ lunga e piu’ aggirante, ma per arrivare alla fine a quel risultato.
Hanno quindi tirato in ballo l’idea del Federalismo fiscale e stanno cercando di convincere qualche meridionalista, come il Presidente della Regione siciliana Lombardo (che evidentemente ha sbagliato indirizzo stradale) nonché la folta schiera di politici e politicanti di destra, di centro, di cosiddetta sinistra, conservatori e liberal riformisti, che il Federalismo fa bene anche al Sud.
In che modo non è dato sapere né ora né, credo, mai!
In ogni caso se Bossi e la Lega tirano fuori i dati, sarà bene esaminarli. A condizione che non sia il Ministro Calderoli, poiché questi verrebbe smentito la sera o la mattina successiva dal Premier pronto ad accusare di menzogna gli avversari piuttosto che colui che le cazzate prima le dice e poi le rinnega.
La storia del dilemma tra Nord e Sud è vecchia di qualche secolo ed essa ha rappresentato nell’ultimo secolo la piu’ grande, incommensurabile, mostruosa mistificazione inventata da esperti, economisti, studiosi, governanti di tutti i tipi per convincere ed inculcare nella mente della gente, del Nord come del Sud, che le zone rientranti in questa area abbiano vissuto, e dissipato, un sacco di risorse, ricevute a titolo di assistenzialismo. Se volessi smentire io una così colossale menzogna, da sempre sostenuta ed amplificata dalla stampa dei vari regimi, non mi basterebbe un volume alto quanta una enciclopedia.
Ma per fortuna, e loro sfortuna, esiste agli atti del PARLAMENTO ITALIANO, una indagine di una Commissione parlamentare del Senato, condotta e coordinata dal compianto Beniamino Andreatta nel 1992, che avrebbe dovuto porre fine per sempre alla diatriba Nord-Sud ed affermare una volta per tutte la verità, ma l’indagine, documento di grande valenza storica, non è stata divulgata dalla stampa di regime. Dopo aver rilevato che quanto lo Stato trasferisce in favore del Sud con gli interventi straordinari, glielo toglie, maggiorato, attraverso l’intervento ordinario, così conclude : “ Solo raddoppiando l’intervento straordinario si porterebbe la spesa statale pro-capite nelle regioni meridionali a livello comparabile con quello delle regioni settentrionali”.
Il giochetto, molto sporco, è quanto mai semplice e questo lo può capire chiunque, senza bisogno di essere né un economista né un esperto. Se al Nord vengono stanziati migliaia di miliardi per costruire metropolitane, passanti, raddoppi di autostrade o di altre strade a larga percorrenza, strutture per Olimpiadi, Campionati mondiali, alta velocità ferroviaria, EXPO, tutto passa come normale ordinario intervento statale, necessario per modernizzare il Paese, ma che comporta spese per migliaia di miliardi. Se al Sud viene costruita una rete fognaria o un acquedotto, questi rappresentano “intervento straordinario” . Faccio un semplicissimo esempio per far capire di che si tratta. L’acqua che si beve nella mia cittadina e in quelle limitrofe è frutto di un acquedotto costruito con i fondi della soppressa Cassa per il Mezzogiorno, ottenuto, o meglio strappato, al Presidente del Consiglio dell’epoca, sen.Amintore Fanfani, bloccato da una manifestazione popolare alla Stazione ferroviaria di Paola (CS), dopo una epidemia di tifo con 63 casi accertati. Ecco, il nostro assistenzialismo è tutto qui : se beviamo acqua potabile che sgorga dai rubinetti è perché qualcuno ce ne ha fatto dono, non certo perché siamo cittadini italiani. E tutto questo nonostante il Sud abbia avuto al Governo quasi sempre ministri in posti chiave. Il Ministro del Tesoro Colombo pubblicò qualche decennio fa un articolo con molto risalto sul paginone dell’Espresso, che diceva piu’ o meno così: L’Italia viaggia come un treno composto da una locomotiva che va a tutta velocità (il Nord e il Nord-Est) che trascina dei vagoni frenati (il Sud); questa situazione non può durare ulteriormente, pena la crisi dell’economia dell’intero Paese. Ora, ci siamo. La facile previsione di Colombo si è puntualmente verificata.
La forbice del divario Nord-Sud si è sempre allargata, senza che vi sia stata un’eccezione almeno per un solo anno.
I nordisti della Lega, evidentemente, si sono resi conto che così non può andare. E quindi hanno pensato che anziché rimuovere il freno che blocca il Sud, sarà meglio staccare i vagoni.
Se il ritardo del Sud non è stato mai recuperato, al contrario si è sempre piu’ allargato, con Governi centralisti che hanno gestito tutte le risorse nazionali e che hanno sempre disatteso tutte le roboanti promesse fatte in occasione di ogni insediamento di un nuovo Governo, come si fa ora a sostenere, se non per gli sciocchi e i “merli” del dialogo, che il Federalismo farà bene anche al Sud??
La cosa non può risultare credibile neanche se Calderoli si immola e si brucia vivo!
E allora il vero obiettivo non può che essere quello di aggirare gli ostacoli incontrati in occasione dei proclami di autonomia e indipendenza del Parlamento padano, finire di sfasciare con il varo del federalismo fiscale quel che resta della fragilissima economia meridionale e dell’unità del Paese per procedere poi ad un grande, storico, ritorno all’indietro (altro che quello della Scuola), con la creazione della Padania (che dovrebbe inglobare anche il Lombardo-Veneto, non si sa se anche i piemontesi), dei Granducati, del Regno delle due Sicilie, aspettando un nuovo Cavour e un nuovo Garibaldi, che possano procedere alla riunificazione.
Voglio augurarmi che almeno questo i fautori del dialogo lo capiscano e che si crei un largo fronte di lotta per respingere gli attacchi leghisti e il ben visibile clima di strisciante “fascismo democratico” in salsa Berlusconi, mentre di tanto in tanto qualche neo aspirante “gerarca” lancia il sasso nello stagno per saggiare le reazioni ed anche, perché no, spostare l’attenzione dal nuovo al vecchio decrepito e seppellito regime e la sua Repubblica di Salò.
In un confronto a distanza con il Prof. Marco Vitali, svoltosi nel 1992 attraverso le colonne del settimanale “Mondo Economico”, sul rapporto Nord-Sud, così concludevo il mio intervento:
In conclusione, vorrei fare una sola domanda a quanti esprimono giudizi sommari e semplicistici contro il : come pensano di risolvere i problemi del Nord (non piu’ quindi quelli del Sud) allorquando quelle altissime percentuali di persone interpellate dal Cirm metteranno in atto quello che oggi è solo un desiderio e un proposito, e si porteranno dietro naturalmente anche la mafia la camorra e la ‘ndrangheta che qui non saprebbero piu’ cosa fare?. I problemi che si possono creare da una nuova migrazione al Nord sarebbero ben diversi e di spessore ben piu’ consistente di quelli creatisi all’epoca di ‘Rocco e i suoi fratelli’”.
Sono stato facile ma, purtroppo, buon profeta.
La situazione è precipitata e domanda e la considerazione finale restano le stesse.
La risposta può essere rappresentata dalla discesa in campo dei 300 mila fucili di Bossi o questo potrebbe far incazzare di brutto le organizzazioni mafiose del Sud, in buona parte trapiantate ormai al Nord?? Ai posteri….