domenica 2 agosto 2009

GIOCO DIABOLICO DELLE 3 CARTE IMPERVERSA

In data 6 marzo sul mio Blog pubblicai il primo intervento sul “gioco delle 3 carte”, praticato dal Premier e da Tremonti, allorquando sfilarono i fondi FAS per destinarli ad arginare la crisi e ad altre emergenze, ma facendoli apparire come risorse che avevano trovato chissà dove e da parte di chissà chi. Lo slogan è stato ripreso da vari esponenti politici, ma la realtà è rimasta immutata. Ora, naturalmente, siamo alle resa dei conti. Mi pare piu’ che normale che prima o poi doveva scoppiare la bolla o la Balla se volete. E’ scoppiata la bolla perché alcuni dei maggiori portatori di voti (Sicilia e Puglia) si sono incazzati. E quindi il Premier ha dovuto reinventarsi il motto : “ghe pensi mi”. Un nuovo Piano per il Mezzogiorno, ribattezzato “Piano Berlusconi” , ma i soldi, solo sulla carta, sono sempre quelli che già hanno prelevato. E per le altre Regioni?? Possono aspettare! Anche se la mia sventurata Calabria è considerata l’unica superstite cui è destinata, teoricamente, la maggiore intensità di aiuto da parte della Unione Europea. Dicevo teoricamente perché in pratica, con il diabolico regolamento di attuazione delle misure CEE, la percentuale di incentivi effettiva scende dal teorico 50+15% all’incirca ad un 25% per via delle graduatorie, dove per avere possibilità di ottenere il finanziamento gli aspiranti devono abbassare di molto la percentuale di incentivo richiesta, pena la esclusione. Rimane però il riconoscimento, che non è di poco conto, che la Calabria per sperare in un improbabile processo di sviluppo avrebbe bisogno di quelle percentuali di incentivo, oltre a tanti altri provvedimenti collaterali e di contesto. Ma il Premier e Tre-bond pensano che le risorse destinate alla aree sottoutilizzate (così si chiamano adesso, FAS) possano essere destinare anche altrove. Tanto in Calabria grossi portatori di voti come Miccichè, Lombardo, Fitto, non ce ne sono. C’è, anche da questo punto di vista, roba di scarto.
L’occasione è comunque ghiotta perché qualcuno nel frattempo scopre l’acqua calda ed afferma che il problema del Sud è un problema nazionale e non piu’ locale.Un ritornello che viene recitato da oltre 60 anni. La Vice Presidente Confindustria per il Sud, Cristiana Coppola, dichiara : “Il Sud ha avuto a disposizione molti soldi: Eppure non ci sono stati cambiamenti. Anzi : la forbice con il resto del Paese si è aggravata”. E propone “una nuova impostazione che rompa con il passato”. Subito accontentata dal duo Berlusca-Tremonti che estraggono dal cilindro della preistoria la vecchia vituperata Cassa per il Mezzogiorno. La stessa che c’era mezzo secolo fa, quando il mio Professore di Politica Economica, Francesco Parrillo, aggiornava con un ultimo capitolo ogni anno il suo testo su “Lo Sviluppo economico in Italia”, per aggiornarci sulla circostanza che il divario si era ulteriormente allargato, però al Sud qualcosa si era mossa. Una volta, nelle contrade, c’era il lume a petrolio, ora era arrivata la luce elettrica anche nelle campagne. Poi sono arrivate anche le reti idriche e fognarie in alcuni Comuni. In altri sono stati preceduti da epidemie di tifo, ma poi sono arrivate. Infine è arrivato Giacomo Mancini al Ministero dei Lavori Pubblici e quindi sono arrivate anche le strade nel Sud. In tutti questi circa sessanta anni qualcosa intorno alla terra s’è mosso. Tranne che lo sviluppo e il progresso vero. E con una forte peculiarità : tutto ciò che è stato realizzato nel Sud, dalle strade al bene primario come l’acqua e le fogne, dove scaricare la prima, è avvenuto con i fondi speciali e/o straordinari dei vari Piani, dei fondi UE, mai con i fondi ordinari. Fino al punto che intorno al 1992, un illustre Professore di Economia, democristiano doc, ma persona assai per bene, Beniamino Andreatta volle vederci chiaro in questa allucinante ed inestricabile storia Nord-Sud ed istituì una Commissione parlamentare di indagine del Senato, che concluse i suoi lavori relazionando sul fatto che ciò che veniva dato a livello di straordinario veniva tolto, con gli interessi, su quello ordinario. La conclusione è stupefacente : “ Solo raddoppiando l’intervento straordinario si porterebbe la spesa statale pro capite nelle regioni meridionali a livello comparabile con quello delle regioni settentrionali”.
La domanda, raccapricciante, che si pone è una sola. Perché mai un documento di tale e tanta importanza per la storia la giustizia l’equità la stessa sopravvivenza del Paese, se è vero come è vero, che il problema del Sud non è piu’ soltanto un problema locale bensì investe le sorti dell’intero Paese, non è mai stato divulgato da alcuno?? Anche il Presidente Napoletano, volendo, potrebbe farlo rispolverare e farne oggetto di un messaggio solenne a Parlamento e a Governo, poiché un Paese spaccato in due non potrà mai competere con il resto del Mondo, se il Nord deve trascinarsi dietro un Sud bloccato, pietrificato, capace di esportare solo mafia, ndrangheta e camorra. Del resto chiunque oggi può rendersi conto ad occhio nudo delle abissali differenze nella distribuzione delle risorse. La sola città di Milano si appresta ad investire qualcosa come 40 miliardi di €uro per l’EXPO, Per tutto il Sud, cioè piu’ di un terzo d’Italia, si parla di 17 miliardi originari, di cui gran parte fatti spariti con il solito abile giochetto delle tre carte, che è stato abolito anche nelle fiere paesane. Francesco Calvano