mercoledì 31 marzo 2010

ULTIMA SPEME : L’ASTENSIONISMO

ULTIMA SPEME : L’ASTENSIONISMO
Finalmente, era ora! L’astensionismo è diventato il primo partito. Manca un’altra piccola quota percentuale e possiamo mettere in crisi questo fradicio decrepito sistema di potere che ancora viene definito democratico. E’ solo grazie a questa falsa definizione che l’Imperatore e il grosso stuolo di suoi tirapiedi possono gridare alla vittoria, pur avendo totalizzato un netto calo sia in termini numerici che di percentuali rispetto a tutte le ultime competizioni. Che comunque necessitano di qualche commento chiarificatore.
PDL e Lega insieme allo 0,7 della destra hanno raggiunto una percentuale di circa il 40% dei voti espressi (circa 26 milioni), pari quindi a circa 10,4 milioni di voti. Se rapportiamo questo dato al totale degli aventi diritto al voto, pari a circa 41 milioni, ne consegue che la grande coalizione di destra osannante vittoria rappresenta realmente appena il 25% degli aventi diritti al voto. L’imperatore rappresenta un italiano su quattro, ma egli continua a parlare a nome di tutti gli italiani, che lo amerebbero e lo adorano. Un compianto, carissimo, amico, trainer calcistico, dopo ogni partita osava commentare : “ chi vince è un bel ragazzo, chi perde è una testa di c…o”.
E loro, pur rappresentando un italiano su quattro, grazie ad un sistema e un congegno altamente democratico, hanno vinto. A furor di popolo, o forse no? La risposta la fornisce sempre Lui, il grande, l’imbattibile. Non passa giorno in cui non lanci strali, attacchi furibondi, improperi, accuse contro tutti, dal cofondatore del PDL all’opposizione, dai giornalisti della carta stampata a quelli radio-televisivi (di cui ne controlla un buon 80%), dai magistrati alle piu’ alte cariche istituzionali, dagli artisti agli uomini di cultura. Tutti complottano contro di lui ! Ma, allora, chi lo vota? La risposta ognuno se la può dare da solo. A me preme completare l’analisi della seconda parte della frase del mio amico, cioè di chi perde, perché qui c’è un’altra metà della spiegazione del perché la destra “vince”. Qualcuno ha affermato, in questi giorni, che il PD è un soggetto acefalo sul territorio. Al contrario, io penso che sia acefalo soprattutto al vertice. A parte gli sbandamenti paurosi da qualche anno a questa parte sulle strategie, le alleanze, la metodologia delle scelte, che vorrebbero far passare per autenticamente democratiche, ma poi sono sempre dominate dalle congiure di palazzo e dai soliti giochi di potere esercitate da soggetti che dominano la scena da molti lustri. Ma, a parte ciò, sono degli autentici masochisti, e quindi assumono tutte le caratteristiche dei perdenti calcistici. Almeno tre delle quattro regioni perdute in favore della destra sono state un autentico regalo, poiché anche uno sciocco capisce ed intuisce che non si possono riconfermare candidature di personaggi che hanno amministrato come i porci e sono indagati dalla magistratura, anche se è vero, com’è vero, che questa regola non vale per i candidati di destra, poiché per questi ultimi piu’ lunga è la fedina penale e piu’ voti raccolgono. Ma gli elettori di sinistra o progressisti non sono assolutamente uguali a quelli di destra e non perdonano che i loro personaggi di riferimento si comportino come gli avversari. E’ proprio questa differenza che determina le scelte di voto, diversamente l’uno vale l’altro.
Infine, tale appiattimento si verifica anche sulle scelte fondamentali di politica economico finanziaria, dal momento che nessun partito di opposizione è capace di indicare dove trovare le risorse per affrontare una crisi profonda nel contesto di un Paese indebitato oltre ogni ragionevole misura e che rischia di fare tra poco la fine della Grecia. Le risorse vanno recuperate dai super ricchi, come indica il Governatore di Bankitalia, non già dai ceti medi.
Da ciò, molto verosimilmente, discende l’aumento del fenomeno astensionismo al quale paradossalmente dovremmo agganciarci, quale ultima dea, per sfaldare l’impianto mostruoso che stanno per mettere in atto i vincitori, l’imperatore con la riforma presidenzialista e il senatur con il federalismo, perché evidentemente 150 anni di unità possono bastare a questa povera Italia.
E la storia, così, si ripete, non quale maestra di vita bensì come maestra di malavita, in cui potranno sguazzare i vecchi e i nuovi intrallazzisti di ogni genere e di ogni risma. Probabilmente senza neanche piu’ l’ingombro dei Magistrati, la cui “riforma” è alle porte.
La speme, ultima dea, l’astensionismo.