domenica 25 febbraio 2007

LETTERA APERTA A BERTINOTTI-DILIBERTO-GIORDANO-RUTELLI-FASSINO-INCONTRIAMOCI –FABBRICA DEL PROGRAMMA -

L’On.le Rutelli, nell’intervista rilasciata l’altro ieri ha finalmente fatto centro affermando che priorità assoluta del Governo è l’economia, per far star bene la gente, attuare equità, sviluppo etc.etc.
Solo che propositi tanto nobili ed impegnativi sono l’esatto contrario di quanto il Governo e le forze che lo sostengono hanno fatto fino ad oggi.
In questi giorni, tra ticket sanitari, addizionali comunali, rincari tariffari in servizi primari, tutti i cittadini stanno verificando e riscontrando che i pochi euro concessi in benefici fiscali a livello di finanziaria sono stati recuperati, con gli interessi, da balzelli vari e, facendo i conti, hanno la conferma che non si riesce ad arrivare a fine mese, esattamente come è stato predicato durante e dopo la campagna elettorale da tutti gli esponenti dell’attuale maggioranza.
Nel contempo, il Governo viene messo in crisi su aspetti filologici della politica estera, di cui alla stragrandissima parte dei cittadini comuni gliene frega non piu’ di tanto.
Così come, è naturale attenderselo, sarà messo in crisi, ammesso che risorga, tra qualche mese, sempre per questioni di lana caprina sulla politica estera, piuttosto che sulla TAV o sui Dico e sul non detto.
Voi dite di avere il polso della situazione, ma ciò non è assolutamente vero, voi avete contatti solo con le sezioni e i comitati vari di militanti che non rappresentano l’universo dei cittadini. In mezzo a questi ultimi ci siamo noi che viviamo a stretto contatto e che quindi ne recepiamo il vero e reale stato d’animo.
Ciò che la gente si aspettava da un Governo di centro-sinistra, a cui partecipa anche quella radicale, è che questo fosse in grado di fare ciò che ha solennemente proclamato Rutelli, cioè mettere come priorità assoluta l’economia. E’ solo ed esclusivamente questo il vero terreno di rottura e di discontinuità rispetto al passato e ai governi di Berlusconi. E’ attraverso l’economia che doveva invertirsi la prassi, ormai consolidata, di far pagare l’impossibile risanamento della finanza pubblica continuando a rastrellare nella tasche vuote delle masse i pochi spiccioli anzichè rivolgere lo sguardo verso chi si è arricchito in modo spudorato e che ora dovrebbe essere chiamato a contribuire a risanare quell’immenso buco, di cui ha intascato i benefici.
In questi giorni sono stati resi noti i tassi di interesse sui titoli di stato, aumentati nel giro di poco piu’ di un anno, di circa due punti percentuali. Prendete carta e penna e moltiplicate il 2% per 1.605 miliardi di Euro e otterrete il risultato di circa 30 miliardi di €uro, cioè circa l’intero importo della manovra. Altro che risorse destinate ad equità e sviluppo. Tutto ciò che entra è destinato al servizio del debito! Ma nessuno di voi ha avuto il coraggio di dirlo. Spesso mi chiedo se ne abbiate la percezione o se questi fenomeni vi passano sopra la testa.
Intanto la gente continua a soffrire e non arriva a fine mese.
Come ho ampiamente spiegato e delucidato in modo assai poco confutabile nel saggio di cui vi ho inviato copia, la scelta che bisognava compiere è se continuare nella pessima reiterazione delle politiche economiche di sempre, scontentando le masse e tenendosi buoni i ceti privilegiati, o rompere questo andazzo, scontentare i pochi e beneficiare i molti.
Al di là di tutte le razionalità che consiglierebbero una tale scelta, spiego nel saggio, ne esiste una, irrinunciabile, di valutazione ed opportunità se si vuole continuare a governare per oggi e per il futuro o al contrario suicidarsi sull’altare di Berlusconi.
Ci sono momenti storici e contesti socio-politici in cui la sinistra radicale preferisce ad un governo sbiadito progressista quello dell’estrema destra allo scopo di suscitare la ribellione dei sudditi. Ma questo non è assolutamente il contesto italiano. Stiamo vivendo il periodo piu’ scialbo, piu’ appiattito, piu’ qualunquista della nostra storia recente, nel quale tutti rifuggono dalla lotta e piuttosto cercano di arruffianarsi ai potenti di turno.
La scelta della sinistra radicale di sostenere un governo di centro sinistra, visto da questa particolare ottica, può essere giudicata positiva, ma ad una sola condizione, che non concorra a rendere un governo progressista scialbo in uno piu’ liberal conservatore di quelli finora espressi dalla destra nostrana. E questa scelta va fatta sull’economia, nel nostro caso concreto sulla finanza pubblica ad evitare che il servizio del debito divori qualsiasi sacrificio venga richiesto annualmente alla generalità dei cittadini, la cui incidenza relativa grava pesantemente sui ceti piu’ deboli.
Ma ciò, oltre ad un problema pressante di giustizia ed equità, è decisivo per guadagnare il consenso necessario ad impostare ed attuare un’azione di governo lunga e duratura.
Se il Governo Prodi, in questi mesi, anziché scopiazzare le manovre finanziarie attuate fino ad oggi, rendendo la sua un poco piu’ pesante, ma comunque lontanissima dal raggiungere un qualche efficace risultato, avesse pensato ad una manovra di rottura e di discontinuità rispetto al passato, avesse chiamato a contribuire coloro che ostentano tanta ricchezza (a proposito, meno male che è stata varata in tempo la deroga per i compensi miliardari in favore dei VIP di Sanremo!), anziché continuare ad affliggere tutto il resto della popolazione con misure di rastrellamento dei pochi spiccioli, con inasprimenti di inutili ed inefficaci appesantimenti burocratici, con norme assolutamente illegittime che rasentano l’anticostituzionalità, etc. etc., avrebbe conquistato in poco tempo il favore, e non l’ostilità, della maggioranza degli elettori.
Il raggiungimento di questo obiettivo lo avrebbe posto in una condizione di blindatura tale da poter sfidare chiunque, su qualsiasi tematica in discussione. Sulla politica estera, come sui dico, o sulla TAV, avrebbe potuto pronunciare la fatidica frase dalemiana “o c’è la maggioranza, o tutti a casa”.
No so se quello di Dalema è un lapsus froidiano o consapevolezza. Perché avrebbe dovuto dire “o c’è la maggioranza o si torna a votare”; nelle condizioni da me descritte, per vincere contro chiunque.
Invece nelle condizioni che ha determinato il Governo Prodi è esatta l’espressione “tutti a casa”.
Perché, purtroppo, si va a casa e per parecchio tempo.
In questi pochi mesi il Governo Prodi è stato capace di racimolare l’avversità, per non dire l’odio, di tutti i tassisti, di tutti i benzinai, di tutti i professionisti, di tutto il popolo delle partite IVA, con relativi familiari, per misure che, a torto o a ragione, vengono ritenute come persecutorie nei confronti dei soggetti citati. Non è detto che alcune di queste misure non siano giuste o condivisibili, ma si possono attuare solo dopo che si è guadagnata la fiducia e il consenso delle moltitudini. Facendo due conti, si può tranquillamente arrivare al risultato che sarà una debacle, sia che le elezioni si tengano tra sei mesi, o tra un anno o due o anche (ma questa appare una chimera) tra cinque.
E allora, siete degli autentici masochisti; o c’è dell’altro?
Saluti. Francesco Calvano


Chi volesse saperne di piu’, può consultare il saggio “finanziaria e debito pubblico – evasione e pressione fiscale – perché urge la patrimoniale”, sul sito : http://xoomer.alice.it/studiocalvano