venerdì 17 ottobre 2008

L’INIZIO DELLA FINE DEL CAPITALISMO SELVAGGIO?

La bufera e i pericoli di crollo sembrano relativamente passati, i sacrifici verranno dopo.
Quindi qualche riflessione forse è opportuno farla subito.
C’è un commento che per la estrema capacità di sintesi e di efficacia si stacca da tutti gli altri ed è quello di Naomi Klein (Espresso n. 39 del 2 ottobre) che ha così riassunto in due righe la situazione:”L’ideologia del libero mercato ha sempre servito gli interessi del capitale e la sua presenza ha moti alterni secondo la sua utilità verso tali interessi“” ; quindi, si è posta alcune domande che non avranno mai risposta, e che riprenderò in seguito.
A questo commento e a queste domande, fatte per gli USA, i governanti, gli imprenditori, i commentatori nostrani hanno fornito risposte variegate.
1) Benissimo ha fatto il Premier a rassicurare tutti i cittadini di stare tranquilli ( nessuno lo sa fare meglio di lui, perché tutti gli altri, quando mentono sapendo di mentire, un po’ si tradiscono): c’è il Governo che garantisce ! Quand’ero ragazzo, negli anni ’50, le famiglie facevano gli acquisti con la famosa “libretta” della spesa; un giorno uno dei signorotti del paese si presentò da mio zio, che vendeva calzature, e gli chiese il conto. Mio zio si rallegrò, pensando di fare cassa, e disse prontamente: il conto è di 350 mila lire. Il cliente replicò: bene, fammi la cortesia, prestami altre 150 mila e così ti firmo una cambiale unica da 500.
Quando il Governo ha detto di garantire, ho pensato istintivamente che con un debito pubblico di circa 3 milioni e mezzo di miliardi di vecchie lire, chi altri poteva fare meglio? E così nel decreto in preparazione è previsto che in caso di bisogno si ricorrerà all’emissione di nuovi BOT. Né piu’ né meno che come il cliente di mio zio.
Per fortuna le Banche italiane ancora non traballano !
2) Il presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, ha invocato a gran voce, in un contesto di grave emergenza, l’intervento del Governo, a patto però che quando ritorna la bonaccia, questo si ritiri in un cantuccio. Per anni hanno chiesto privatizzazioni a tutta forza,e in tale contesto le maggiori banche, controllate o partecipate dal Tesoro sono passate ai privati che, secondo logica di mercato, hanno intascato 5-6 miliardi di euro all’anno di dividendi. Ora che sono nel pantano le leggi del mercato non valgono piu’. Ci vuole l’intervento dello Stato, ossia di noi fessi contribuenti chiamati a reimpinguare le casse che i grandi managers hanno provveduto a svuotare! Ma non c’è da preoccuparsi, perché non appena avremo ripianato, loro si riprenderanno tutto, come hanno fatto con l’Alitalia e con l’ICI sulla prima casa. Ma esattamente come anticipato da Naomi Klein: “ Quando le bolle esplodono, l’ideologia viene messa da parte mentre i grandi governi corrono ai ripari; il resto è garantito : l’ideologia tornerà a ruggire piu’ forte di prima una volta terminate le operazioni di salvataggio finanziario”
3) sulla stessa sintonia Paolo Mieli, dalla finestra di porta a porta, in piena virulenta crisi, è quello che ha rassicurato tutti. Non impauritevi, non drammatizziamo, quello che sta succedendo è normale, fa parte dei cicli economici, ora il mercato è giu’, l’economia è a pezzi, ma domani vedrete sarà tutto passato. Chi ha avuto ha avuto e chi da rato ha rato. Egregio dr. Mieli, la teoria dei cicli economici è un po’ diversa e anche un po’ desueta; in ogni caso non prevedeva sconvolgimenti tellurici di magnitudo 10 e l’impoverimento di milioni di esseri umani a vantaggio di quattro speculatori, che pur di arricchirsi in modo spropositato non esitano di fronte a nulla. Imbrogliano bilanci, falsificano prove, ricorrono alle piu’ strambalate costruzioni di ingegneria finanziaria, avvelenano cibi, acqua, atmosfera, scaricano in mare intere navi di rifiuti tossici, procedono spediti verso la distruzione del pianeta e dell’umanità in nome di un solo Dio : il profitto, il denaro, per acquistare ville faraoniche in ogni angolo della Terra! Questo non si chiama normale andamento ciclico, ma rapina!
Ma l’acuta Naomi si chiede. Se le società di capitali necessitano dei fondi dei contribuenti per rimanere a galla, perché i contribuenti non possono fare richieste in cambio, ad esempio ….una garanzia contro la perdita del posto di lavoro?
Una prima risposta potrebbe essere così abbozzata. Poiché è quasi scontato che le Banche non avranno bisogno di interventi, si potrebbero destinare quelle risorse, che loro avevano individuato e stanziate per la bisogna, in favore della Scuola e degli insegnanti e delle classi da smantellare? Come si può pensare che questo Paese esca dalla crisi dell’economia reale se viene tagliata, con la scuola, ogni speranza per le generazioni future e con esse i posti di lavoro? Con tutte le risorse che risparmierà il Governo per il mancato intervento nel salvataggio bancario non si potrebbe accendere quella Polizza di cui parla Naomi? Un Paese che non è in grado di assicurare l’istruzione fondamentale e il lavoro non è un Paese degno di rimanere nel contesto di quelli civili. E sicuramente la situazione non è solo italiana.

Sono passati molti anni da quando Jeremy Rifkin scrisse il suo capolavoro su “LA FINE DEL LAVORO”.e da allora ad oggi l’espulsione dei lavoratori dal mondo produttivo non si contano che a decine di milioni, mentre nello stesso periodo la produttività industriale è aumentata in tutto il mondo.
Per capire tale apparente contraddizione, ma che rappresenta l’essenza e lo scopo finale dell’oligarchia finanziaria mondiale, bisogna risalire ad un’altra accuratissima inchiesta condotta una decina di anni fa da una società di ricerche americana, la quale accertò che “mentre fino agli anni ’70, l’investimento di un miliardo di dollari creava un milione di nuovi posti di lavoro, negli anni ’90 lo stesso investimento creava 500 mila disoccupati”.

Qualche anno fa l’Espresso intervistò il Dalai Lama, il quale, tra l’altro, affermò: “questo tipo di globalizzazione dovrebbe essere contrastata perché, anziché diminuirlo, accresce sempre più il divario tra ricchi e poveri.” E a proposito di Marx, precisò:”Un conto è il marxismo e un conto sono le differenti forme di comunismo che si sono realizzate concretamente…la concezione del partito unico e della dittatura del proletariato mi trovano contrario…però vi è un aspetto del marxismo a cui mi sento piuttosto vicino: l’aspirazione a una certa uguaglianza degli esseri umani, l’idea che tutti dovrebbero avere almeno una condizione dignitosa, che esista un livello di povertà e indigenza sotto il quale non si dovrebbe mai scendere. Trovo che vi sia qualcosa di etico in questa attitudine che ha delle consonanze profonde con il buddismo Mahayana e con il mio personale modo di sentire”.
Mentre il nostro grande Giovanni Paolo II sintetizzò: “Non vi sarà mai pace sulla terra finchè ci sarà l’oppressione dei popoli e perdureranno i gravi squilibri economici nelle varie regioni del pianeta”,
Da qui si può partire per affermare che è molto di più ciò che unisce l’idealismo cattolico e quello marxista, l’etica della chiesa e del socialismo, rispetto a ciò che lo divide, se si dà per scontato che nell’epoca attuale non ha e non può avere alcun senso la dittatura del proletariato, la privazione delle libertà fondamentali dell’individuo, l’organizzazione del potere così come è stata esercitata dai tiranni del socialismo reale, idealità che costituivano la piattaforma programmatica del Partito d’Azione durante la Resistenza.
La mia personale idea è che oggi non vi siano molti spazi, considerata la evidente immensa sproporzione di mezzi a disposizione di chi vuole a tutti i costi conservare i privilegi e la voglia matta di dominare sugli altri, mentre l’opposizione in parte rappresenta la fotocopia rovesciata della maggioranza e un’altra parte è ridotta all’impotenza, né gode di molta credibilità.
Non rimane che un ultimo residuo barlume di speranza, sulla scia del percorso tracciato da Rifkin: “” ridar vigore al movimento sindacale, estendendo il suo raggio d’influenza geografico in modo che possa far fronte a quello del capitale finanziario….creare reti di comunicazione diretta fra i cittadini su scala globale per contrapporre al gioco a rubamazzo la solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni locali….per ridistribuire ovunque la maggior ricchezza prodotta e stimolare i consumi….l’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù, l’Era dell’Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa…dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a scopi utilitari, dedicando più tempo all’arricchimento della vita sociale”.
Ma oltre a Rifkin, sono numerosissime le personalità, intellettuali, economisti, politici, prelati, sindacalisti, che non lasciano sfuggire occasione per affermare che il capitalismo selvaggio, tirannico, oppressore, predatore, vada superato da un capitalismo che abbia almeno il volto assomigliante a quello dell’umanità , garantisca i diritti fondamentali e assuma le sembianze di un capitalismo volto anche al sociale.
Queste tesi sono sostenute da economisti liberisti, come il professor Mordekai Kurz, che invoca una forte revisione delle idee neo-liberiste per adeguarle alle richieste crescenti e sempre piu’ pressanti delle classi sociali piu’ bisognose e piu’ sensibili, dal prof Mario Monti, da personaggi politici come Tabacci, dalla Chiesa cattolica con don Sciortino, etc etc.
Ed allora, se accettiamo che cattolici e laici possano convivere ed operare insieme per finalità ed ideali comuni, rispettando ognuno il pensiero e la piena libertà dell’altro, e se personalità di grande prestigio e carisma, come quelli ricordati sopra, si uniscono a tutti coloro che, spogliandosi di ogni appartenenza ideologica e partitica, siano disponibili, si può pensare a creare un grande movimento di popolo che finalmente chieda ed ottenga che tutto ciò che si produce in termini di accrescimento di ricchezza venga distribuito in modo equo a tutti i compartecipanti, e non ci siano piu’ individui costretti a patire la fame, forse la speranza può ritornare a fiorire e il nuovo partito d’azione può esercitare al riguardo un ruolo fondamentale da protagonista.
In un prossimo intervento, indicheremo in modo pratico e concreto come e dove possano reperirsi risorse, all’infuori dell’emissione di titoli di stato, per operare i primi urgenti interventi in favore delle esigenze pressanti nel campo del sociale. Francesco Calvano

P.S.: apprendiamo da poche ore che il nostro Premier ha ottenuto a livello europeo due altre grandi vittorie. Ha fatto saltare l’obbligo per gli stati membri di ridurre le emissioni di anidride carbonica e ottenuto che gli aiuti di stato possano dirottarsi verso il settore automobilistico, in modo che il gas scaricato nell’atmosfera aumenti. I milioni di italiani che ingenuamente pensavano di aver votato per stare meglio sono accontentati : la condanna a morte verrà eseguita con il gas!

giovedì 2 ottobre 2008

LA BOUTADE SULL'ICI

La boutade sull’ICI operata dal Governo Berlusconi è emblematica e molto significativa della capacità del Premier di prendere per i fondelli i cittadini italiani ed ottenere da questi un consenso che viene dato addirittura crescente.
Nelle ultime battute della campagna elettorale, allo scopo preciso di prendere un vantaggio sul povero Prodi, annunciò che avrebbe soppresso l’ICI ed altre imposte per arrivare ad una riduzione della pressione fiscale.
Dopo diversi mesi dall’insediamento, Egli ha mantenuto la promessa sull’ICI, ma ha clamorosamente già bucato per quanto riguarda la pressione fiscale, prevista inalterata per i prossimi 5 anni, ed il debito pubblico che continua inesorabilmente a crescere.
Ma cerchiamo di capire un po’ meglio cosa è realmente avvenuto con l’ICI.
E’ stata abolita l’imposta sulla prima casa, ad eccezione di quelle di lusso.
In sostituzione del mancato gettito derivante dall’ICI, in favore dei Comuni è stato finora disposto un acconto pari al 50% delle somme spettanti, per cui questi ultimi si sono trovati in gravissime difficoltà oltre che per la mancanza di liquidità, anche per i provvedimenti che essi sono tenuti ad adottare entro il 30 settembre per il riequilibrio dei propri Bilanci. Che, sia detto per inciso, sono arrivati all’osso e moltissimi piccoli Comuni non riescono neanche piu’ ad assicurare i servizi e le funzioni minime ed indispensabili.
Ma per capire qualcosa di piu’ dobbiamo fare un minimo di raffronto tra la situazione precedente e l’attuale. Il precedente Governo aveva già concesso una franchigia per la prima casa di €. 103,29; in piu’ nella quasi totalità dei Comuni le aliquote stabilite per la prima casa erano al minimo.
Per farla breve e rendere il concetto facilmente e prontamente afferrabile facciamo un piccolo esempio: Un’abitazione di 5,5 vani catastali, categoria a/3, sita nel Comune di Paola (CS), con una rendita catastale di €.269,85, al netto della franchigia e con l’aliquota al 5 per mille, pagava un’imposta di €. 40,00, cioè praticamente niente.
Ed allora a favore di chi è stata deliberata la soppressione dell’imposta?
Semplice : a favore di milioni di appartamenti medio-grandi, di prestigio, ubicati nei centri storici, e non, delle medie grandi città, abitati logicamente da famiglie che, se non sono ricche, possono vantare comunque un alto tenore di vita e disporre quindi di un reddito medio-alto.
La cifra che viene a mancare ai Comuni è rappresentata dal grosso regalo fatto alle classi piu’ agiate, ma che dovranno pagare tutti i cittadini italiani con la fiscalità generale o con il taglio di altre spese, e costituisce, al di là di ogni altra considerazione e commento, una grave violazione del criterio della capacità contributiva, costituzionalmente sancito all’art. 53.
Nei fatti, una parte delle somme sostitutive sono state recuperate facendo sparire qualche milione di €uro che erano stanti stanziati per l’ammodernamento di quella che viene definita la strada della morte, la 106 jonica, nella regione piu’ disgraziata d’Italia, la Calabria. Un’altra parte con i tagli pazzeschi operati in alcuni settori di primaria importanza come la Scuola, un’altra parte si vedrà….
Tutto ciò, oltre all’evidenza che il cane morde sempre il piu’ stracciato, dimostra la caduta del teorema Berlusco-tremontiano, che sia possibile (questo è vero solo in campagna elettorale) nella finanza pubblica operare il miracolo di Gesu’ Cristo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Se abbassi le tasse, devi recuperare quello che viene a mancare da qualche altra parte, e se abolendo una imposta non la sostituisce con un’altra, come aveva ingenuamente suggerito Calderoli, devi operare tagli forsennati in vari settori dell’apparato statale, determinando crescita del debito pubblico e recessione.
Questo avevamo previsto noi poveri mortali e questo è puntualmente avvenuto.
Ma questa manovra non è stata fatta solo per l’ICI. L’altra perla, molto similare, è quella realizzata con la telenovela ALITALIA. Dopo aver fatto di tutto per far saltare il possibile accordo con Air France che avrebbe rilevato attività e passività, cioè tutti i debiti accumulati da anni, questi sono finiti spalmati sulle spalle di tutti i contribuenti italiani. Anche qui con un groviglio di decreti e di disposizioni, che cozzano con la Carta Costituzionale e con le norme civilistiche, oltre che con le disposizioni impartire dalla Comunità Europea, che non consente aiuti di stato, comunque camuffati. In attesa quindi che tutta l’operazione passi al vaglio delle autorità giudiziarie italiane e di quelle comunitarie, per il momento il pesante deficit Alitalia è slittato sui contribuenti. Quindi, lo slogan elettorale “meno tasse per tutti” si è trasformato in “Grossi vantaggi solo per pochi, ossia per gli imprenditori selezionati dal Premier”. I quali, si affannano a ribadire, non c’è fretta per far entrare subito un partner estero, prima rilanciamo la nuova Alitalia, che non ci è costata nulla, poi, faremo spazio a qualche compagnia estera, ma solo nel momento in cui potremo lucrare, come sempre avvenuto nel passato, buone plusvalenze!
Nel contempo, come avevamo perfettamente previsto nell’immediatezza del dictat “prendere o fallire”, la vicenda Alitalia è servita per affermare la nuova strategia voluta da Confindustria e dal Premier nell’impostazione dei rapporti con le organizzazioni dei lavoratori. Isolare il Sindacato che grida di piu’ ed imporre le loro regole. Non è da escludere che tra non molto possa riesumarsi qualche decreto del ventennio che preveda il licenziamento per chi sciopera !
I grilli parlanti della maggioranza, che sembrano caricati come la bambole, si affannano a sottolineare che i consensi di Berlusconi aumentano e che quindi l’opposizione non ha diritto di protestare né di pretendere che i provvedimenti legislativi passino all’esame del Parlamento in modo regolare e non già a colpi di fiducia.
Ma tutto ciò non è per niente strano né anomalo.
Mussolini e Hitler, per citare due personaggi a noi molto vicini e cari, sono arrivati al potere con il consenso e gli osanna popolari, che sono continuati fino a quando non hanno provocato la distruzione dei due Paesi e una infinità di morti!
Nella parte finale della trasmissione televisiva “storia del fascismo”, curata da Gianni Bisiach, questi ha proposto due immagini affiancate, di una suggestività unica : ha affiancato le immagini della moltitudine di popolo che inneggiava al Dittatore in Piazza Venezia quando questi esaltava l’intrapresa delle guerre coloniali e le immagini delle stesse moltitudini di popolo che sputavano sul cadavere appeso dello stesso Dittatore in Piazzale Loreto a Milano, con il commento dell’autore che recitava piu’ o meno così : E’ evidente che non può trattarsi di gente diversa, ma della stessa gente che prima era tutta fascista e di colpo è diventata tutta antifascista.
La storia piu’ o meno va così e, secondo il mio modesto parere, non è per niente vero che sia maestra di vita !
In ogni caso, in periodi così incerti e contrastati, ove la TV di stato fosse realmente libera, quelle immagini dovrebbero essere trasmesse ogni sera, prima del Telegiornale.
Ma, poiché tutti i mezzi di informazione sono in mano a chi detiene il potere, rimane il sogno.