domenica 8 novembre 2009

ABBATTERE IL CAPITALISMO E COSTRUIRE L’ALTERNATIVA

ABBATTERE IL CAPITALISMO E COSTRUIRE L’ALTERNATIVA
La trasmissione Ambiente Italia di Beppe Rovera di sabato tre ottobre ha messo in risalto, semmai ve ne fosse bisogno, un intreccio articolato a livello internazionale di organizzazioni costituite da potentati economico-finanziari-imprenditoriali, (coadiuvati e coperti da bande di politici governanti servizi segreti e quant’altro) che dopo aver diffuso sul mercato qualsiasi porcheria di prodotti contaminati, avvelenati,sofisticati, realizzando profitti inimmaginabili finiti nei vari paradisi fiscali che ora rientrano in Patria lavati ed asciugati, per smaltire l’ultimo concentrato di veleni rappresentato dalle scorie hanno assoldato l’anello mancante nella catena delinquenziale, cioè le varie mafie e ‘ndranghete per depositarle in tutto il Sud del Mondo, dall’Italia alla Somalia all’Africa, all’Asia; nel porto di Venezia sono innumerevoli i containers sequestrati destinati in Cina.
In questo Sud del mondo non poteva mancare la nostra Calabria dal momento che essa non possiede industrie e quindi non produce veleni , ma aveva delle bellezze naturali incomparabili, decantate da scrittori e poeti di tutte le epoche. Qualcuno di quelli che contano avrà pensato che questo paradiso terrestre era sprecato ed ha quindi assoldato la ‘ndrangheta per distruggerlo e far si che essa continuasse a tenere sotto il proprio giogo quel residuo di popolazione che ancora è rimasta attaccata alla terra calabrese.
Ma attenzione, amici miei, questi avvenimenti sono tutt’altro che casuali, isolati, slegati con il resto di ciò che ci circonda. Quell’intreccio internazionale sopra delineato , che ora è diventato anche delinquenziale e mandante dei peggiori crimini a livello mondiale, è lo stesso potere, nelle sue varie poliedriche facce, che ha scatenato l’ultima crisi, che aumenta la produttività dei lavoratori e ne riduce il numero e i salari, che sta affamando milioni di famiglie nel mondo,che crea squilibri territoriali e nella distribuzione della ricchezza, che evade e porta i capitali nei paradisi fiscali, che continua a proporci centrali nucleari mentre scaricano in mare le scorie mai smaltite. Quell’intreccio è ben rappresentato nel nostro Paese dalla Destra al potere in questo momento che governa incontrastata e con infinita arroganza anche grazie all’assoluta inconsistenza dell’opposizione, dimostratasi incapace di svolgere sia questo ruolo che quello di governare.
Non rimane che una labile speranza : dar vita ad un MOVIMENTO UNITARIO DI BASE, servendoci di questo STRUMENTO EFFICACE E RIVOLUZIONARIO DELLA RETE, da moltissimi invocato in vari modi e con diverse formulazioni, che assuma quale suo PROGRAMMA semplice snello ed efficace i seguenti punti qualificanti che riguardano i contenuti e i bisogni della stragrande parte dei cittadini e che saranno poi ripresi singolarmente per farli diventare proposte operative da trasformare in apposite iniziative parlamentari o in piattaforme sindacali:
- IMPOSTA STRAORDINARIA SUI GRANDI PATRIMONI PER ARGINARE LA CRISI E FINANZIARE LA RIPRESA E L’OCCUPAZIONE
- RIFORMA DELLA STRUTTURA DEL LAVORO PER ASSICURARE UN LAVORO A TUTTI
- ABOLIZIONE DI OGNI FORMA DI PRECARIATO
- SALVAGUARDIA AMBIENTALE ASSOLUTA
- ENERGIA PULITA DA FONTI ALTERNATIVE
- SVILUPPO DEI MERCATI E DEGLI SCAMBI LOCALI A DISPETTO DELLA CRESCITA FORZATA DEL PIL E DEI MERCATI GLOBALI
- UNA POLITICA DI SVILUPPO DEL SUD PER IL RIEQUIBRIO TERRITORIALE UNICA ALETRNATIVA PER IL PAESE

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Chi volesse approfondire i documenti di analisi che stanno alla base di queste proposte può cliccare i link sotto riportati.
http://studiocalvano.blogspot.com/2009/03/documento-per-un-movimento-alternativo.html

http://studiocalvano.blogspot.com/2009/03/perche-urge-la-patrimoniale.html



DESTRA – SINISTRA : CHI RIESCE ANCORA A DISTINGUERLE?

Non è una novità di oggi. Lo vado sostenendo da anni, prima che Nanni Moretti pronunciasse la fatidica frase “ Di’ qualcosa di sinistra” rivolgendosi al leader Maximo. Ora, Tremonti l’ha resa molto piu’ evidente ed eclatante la stridente e insanabile contraddizione che esiste tra la politica della cosiddetta sinistra e quella della destra al potere, per cui diventa sempre piu’ arduo poter distinguere chi appartiene alla prima e chi alla seconda. L’ha resa evidente e di palpitante attualità con due dichiarazioni, pompose e strumentali fin che si vuole, ma che spiazzano in modo indicibile i dirigenti della sinistra, pronti ad attaccare Berlusconi per tutti i misfatti che riguardano il conflitto di interessi e i suoi affari privati, ma attanagliati nella loro cecità ed incapacità di elaborare e propagandare proposte concrete di quelle che potrebbero risolvere i problemi piu’ che drammatici del Paese e della gente comune e porre in serio imbarazzo il Cavaliere.
Le due roboanti proposte sparate in aria da Tremonti in questi giorni riguardano come tutti sapranno il POSTO FISSO e l’abolizione dell’IRAP.
Sui due temi ho scritto molto finora e il mio Blog è pieno di interventi su entrambi gli argomenti e mi trovano pienamente d’accordo, una volta tanto, con il Super Ministro. Se fossi presuntuoso o visionario, o volessi fare il demagogo, sarei portato a dire che l’unico che ha preso in seria considerazione le mie proposte è proprio Lui.
Sul “posto fisso” ho scritto piu’ volte che la precarizzazione selvaggia ottusa insensata varata e sostenuta dai Governi di entrambi gli orientamenti e schieramenti politici sta distruggendo generazioni di giovani e mina alla base l’equilibrio economico-finanziario-sociale su cui dovrebbe reggersi il Paese nell’immediato futuro.
Nel saggio “Perché urge la Patrimoniale”, pubblicato circa tre anni fa, la tesi da me sostenuta trovava fondamento e substrato nella rilevata impossibilità di recuperare gettito fiscale a causa dell’inestricabilità della giungla normativa del nostro impianto fiscale che tra l’altro annovera un’imposta assurda folle inconcepibile demenziale come l’IRAP, capace, per le interdipendenze con le altre imposte, di determinare per piccole medie e grandi aziende una tassazione che può arrivare anche al doppio o al triplo del reddito dichiarato ante imposte nonché di tassare le imprese in perdita. Pochissimi lo sapranno ma è proprio così. E Tremonti è uno dei pochissimi che lo sa.
Ebbene, come hanno reagito i nostri grandi condottieri della sinistra? Balbettando frasi incomprensibili di critica, e, per l’IRAP obiettando che rappresenta risorse che vanno alle Regioni e/o comunque che si creerebbe un ulteriore buco nei conti dello Stato. A nessuno viene in mente di dire “bene aboliamo immediatamente un’imposta demenziale come l’IRAP” e troviamo le risorse prelevandole dai grandi patrimoni, a cominciare dai capitali che rientrano dai paradisi fiscali.
Ma i nostri grandi condottieri di sinistra non si rendono neanche conto che le dichiarazioni di Tremonti sono provocatorie e fatte ad arte per accrescere il suo prestigio e il proprio peso politico.
Se i nostri valorosi condottieri avessero avuto un minimo di acume, anziché criticarle, avrebbero dovuto tuffarsi a capofitto e chiedere che venissero tramutate subito in proposte di legge. E, invece, non si accorgono che sul primo argomento si ritrovano allineati con Confindustria che non vuole perdere i privilegi del precariato, mentre sull’Irap sono in contrasto con questa ma d’accordo con Berlusconi che ha bloccato tutto, perché sa che se toglie l’Irap dovrà trovare altre risorse e lui potrebbe essere chiamato a contribuire in prima persona.. Ma loro con chi giocano? Probabilmente per conto proprio, ma a perdere.
Come logica conseguenza di questa analisi e in coerenza con quanto sostenuto e pubblicato in precedenza, domani costituirò un nuovo GRUPPO, che va a sostituire i precedenti, che ingloba, che propone un programma di rivendicazioni concrete basate sul reperimento delle risorse da destinare a redistribuzione dei redditi e a sviluppo, abolizione del precariato e occupazione per tutti, politica ambientale, no al nucleare e ai veleni delle scorie, no al commercio globale delle multinazionali, sviluppo delle economie locali, riequilibrio del rapporto Nord-Sud, insomma un nuovo mondo è possibile ipotizzare.
Il motivo per cui lo pubblico su Face è legato al cambio di mentalità, ad una nuova cultura che dovrà maturare e svilupparsi. Niente piu’ deleghe a chicchessia, hanno ampiamente dimostrato di non meritarle, sviluppo di una democrazia che parta finalmente dal basso, in modo unitario e trasversale a tutti gli schieramenti politici, che non abbia in mente o di mira la formazione di liste per conquistare un posto in qualche consiglio comunale o provinciale o regionale, ma sia determinato e concentrato ad elaborare le proposte che interessano la gente, coagulare intorno ad esse il consenso delle masse di cittadini e proporle con forza vigore ostinazione fino a tradurle in realtà.
Non mi obiettate che è un’utopia. Che lo sia quasi, lo so già. Ma è l’unica strada percorribile, oggi, per innalzare il grado di maturazione delle coscienze, rendere un servizio ai piu’ deboli, ben sapendo che se le proposte che verranno elaborate riguardano veramente gli interessi vitali della gente potranno trovare un largo appoggio e consenso.
Quello che bisogna evitare è la tentazione di entrare nei meccanismi del potere. Questi si traducono sempre in corruzione, smarrimento dell’etica, ruberie varie, come i casi di ieri e quelli di oggi dimostrano, sia che si tratti del Governo centrale, sia che si tratti della Regione Lazio, Regione Campania, Regione Puglia, Regione Calabria, i Comuni di mezza Italia. E ci fermiamo qui per carità di patria.

venerdì 6 novembre 2009

FINALMENTE, QUALCHE NOTIZIA SENSAZIONALE

Dopo tanti mesi di pessime notizie, l’Orizzonte è volto immediatamente al sereno.
Tra ieri sera e stamattina è giunta la tanto attesa stupefacente notizia: l’Italia è il sesto Paese più ricco del mondo. Pensate in che stato di desolazione si trovano tutti gli altri ! La crisi è alle spalle.
Tutti i licenziati recenti e i disoccupati di lungo corso sono tornati a frotte nelle fabbriche che hanno riaperto i battenti, i precari sono stati reinseriti con contratti a tempo indeterminato, alla Scuola sono stati riassegnati tutti i fondi tagliati in precedenza, ai Tribunali, su sollecitazione del Presidente Fini intervenuto al Premio Borsellino, sono stati forniti i fondi per acquistare la carta e le fotocopiatrici, i treni sono stati ripuliti, in particolare quelli dei pendolari, ritornati ad antico splendore, le compagnie aeree e navali risanate, le pensioni al di sotto del minimo vitale rimpinguate, i titolari della social card si sono riversati in massa nei Supermercati ed hanno speso all’impazzata, sicuri che sulle stesse saranno accreditati fondi supplementari in maniera cospicua.
Ma la notizia più bella è quella fornita dal Ministro Maroni che, incalzato dagli agenti di polizia sprovvisti sia delle auto che della benzina per uscire dalle caserme, si è rivolto direttamente al Premier, il quale vista la nuova immensa ricchezza del Paese, non ha esitato un attimo a mettere le mani in tasca ed anticipare tutte le risorse chieste da Maroni per attuare il piano di sicurezza in attesa che scendano in campo le tanto attese ronde.
Ma…ahi, ahi ! Scusate ma c’è un imprevisto. Mentre scrivevo queste brevi note è arrivata fulminea una notizia raccapricciante. Sembra che le risorse promesse a Maroni, e destinate alla Pubblica Sicurezza, non le abbia tirate dalla propria tasca il Premier, ma, secondo fonti bene informate, pare siano soldi appartenenti a tutti i cittadini italiani e, in parte, pure a quegli stranieri che, regolarizzati, pagano le tasse in Italia. Vi chiederete, a questo punto, ma queste risorse chi le aveva nascoste?
Sempre, secondo i bene informati, pare che lo scherzo, o lo sgambetto che dir si voglia, sia attribuibile al Super Ministro Tremonti il quale, dopo le rassicurazioni di Bossi che nessuno può osare toccarlo, avrà voluto ringraziare la lega fornendo le risorse al Ministro Maroni. Pace, tranquillità e serenità per tutti.
Francesco Calvano

martedì 27 ottobre 2009

DESTRA – SINISTRA : CHI RIESCE ANCORA A DISTINGUERLE?

Non è una novità di oggi. Lo vado sostenendo da anni, prima che Nanni Moretti pronunciasse la fatidica frase “ Di’ qualcosa di sinistra” rivolgendosi al leader Maximo. Ora, Tremonti l’ha resa molto piu’ evidente ed eclatante la stridente e insanabile contraddizione che esiste tra la politica della cosiddetta sinistra e quella della destra al potere, per cui diventa sempre piu’ arduo poter distinguere chi appartiene alla prima e chi alla seconda. L’ha resa evidente e di palpitante attualità con due dichiarazioni, pompose e strumentali fin che si vuole, ma che spiazzano in modo indicibile i dirigenti della sinistra, pronti ad attaccare Berlusconi per tutti i misfatti che riguardano il conflitto di interessi e i suoi affari privati, ma attanagliati nella loro cecità ed incapacità di elaborare e propagandare proposte concrete di quelle che potrebbero risolvere i problemi piu’ che drammatici del Paese e della gente comune e porre in serio imbarazzo il Cavaliere.
Le due roboanti proposte sparate in aria da Tremonti in questi giorni riguardano come tutti sapranno il POSTO FISSO e l’abolizione dell’IRAP.
Sui due temi ho scritto molto finora e il mio Blog è pieno di interventi su entrambi gli argomenti e mi trovano pienamente d’accordo, una volta tanto, con il Super Ministro. Se fossi presuntuoso o visionario, o volessi fare il demagogo, sarei portato a dire che l’unico che ha preso in seria considerazione le mie proposte è proprio Lui.
Sul “posto fisso” ho scritto piu’ volte che la precarizzazione selvaggia ottusa insensata varata e sostenuta dai Governi di entrambi gli orientamenti e schieramenti politici sta distruggendo generazioni di giovani e mina alla base l’equilibrio economico-finanziario-sociale su cui dovrebbe reggersi il Paese nell’immediato futuro.
Nel saggio “Perché urge la Patrimoniale”, pubblicato circa tre anni fa, la tesi da me sostenuta trovava fondamento e substrato nella rilevata impossibilità di recuperare gettito fiscale a causa dell’inestricabilità della giungla normativa del nostro impianto fiscale che tra l’altro annovera un’imposta assurda folle inconcepibile demenziale come l’IRAP, capace, per le interdipendenze con le altre imposte, di determinare per piccole medie e grandi aziende una tassazione che può arrivare anche al doppio o al triplo del reddito dichiarato ante imposte nonché di tassare le imprese in perdita. Pochissimi lo sapranno ma è proprio così. E Tremonti è uno dei pochissimi che lo sa.
Ebbene, come hanno reagito i nostri grandi condottieri della sinistra? Balbettando frasi incomprensibili di critica, e, per l’IRAP obiettando che rappresenta risorse che vanno alle Regioni e/o comunque che si creerebbe un ulteriore buco nei conti dello Stato. A nessuno viene in mente di dire “bene aboliamo immediatamente un’imposta demenziale come l’IRAP” e troviamo le risorse prelevandole dai grandi patrimoni, a cominciare dai capitali che rientrano dai paradisi fiscali.
Ma i nostri grandi condottieri di sinistra non si rendono neanche conto che le dichiarazioni di Tremonti sono provocatorie e fatte ad arte per accrescere il suo prestigio e il proprio peso politico.
Se i nostri valorosi condottieri avessero avuto un minimo di acume, anziché criticarle, avrebbero dovuto tuffarsi a capofitto e chiedere che venissero tramutate subito in proposte di legge. E, invece, non si accorgono che sul primo argomento si ritrovano allineati con Confindustria che non vuole perdere i privilegi del precariato, mentre sull’Irap sono in contrasto con questa ma d’accordo con Berlusconi che ha bloccato tutto, perché sa che se toglie l’Irap dovrà trovare altre risorse e lui potrebbe essere chiamato a contribuire in prima persona.. Ma loro con chi giocano? Probabilmente per conto proprio, ma a perdere.
Come logica conseguenza di questa analisi e in coerenza con quanto sostenuto e pubblicato in precedenza, domani costituirò un nuovo GRUPPO, che va a sostituire i precedenti, che ingloba, che propone un programma di rivendicazioni concrete basate sul reperimento delle risorse da destinare a redistribuzione dei redditi e a sviluppo, abolizione del precariato e occupazione per tutti, politica ambientale, no al nucleare e ai veleni delle scorie, no al commercio globale delle multinazionali, sviluppo delle economie locali, riequilibrio del rapporto Nord-Sud, insomma un nuovo mondo è possibile ipotizzare.
Il motivo per cui lo pubblico su Face è legato al cambio di mentalità, ad una nuova cultura che dovrà maturare e svilupparsi. Niente piu’ deleghe a chicchessia, hanno ampiamente dimostrato di non meritarle, sviluppo di una democrazia che parta finalmente dal basso, in modo unitario e trasversale a tutti gli schieramenti politici, che non abbia in mente o di mira la formazione di liste per conquistare un posto in qualche consiglio comunale o provinciale o regionale, ma sia determinato e concentrato ad elaborare le proposte che interessano la gente, coagulare intorno ad esse il consenso delle masse di cittadini e proporle con forza vigore ostinazione fino a tradurle in realtà.
Non mi obiettate che è un’utopia. Che lo sia quasi, lo so già. Ma è l’unica strada percorribile, oggi, per innalzare il grado di maturazione delle coscienze, rendere un servizio ai piu’ deboli, ben sapendo che se le proposte che verranno elaborate riguardano veramente gli interessi vitali della gente potranno trovare un largo appoggio e consenso.
Quello che bisogna evitare è la tentazione di entrare nei meccanismi del potere. Questi si traducono sempre in corruzione, smarrimento dell’etica, ruberie varie, come i casi di ieri e quelli di oggi dimostrano, sia che si tratti del Governo centrale, sia che si tratti della Regione Lazio, Regione Campania, Regione Puglia, Regione Calabria, i Comuni di mezza Italia. E ci fermiamo qui per carità di patria.

mercoledì 16 settembre 2009

UN’IMPOSTA SU GRANDI PATRIMONI E GRANDI EVASORI PER FINZIARE SVILUPPO E OCCUPAZIONE

UN’IMPOSTA SU GRANDI PATRIMONI E GRANDI EVASORI PER FINZIARE SVILUPPO E OCCUPAZIONE
Nel leggere l’intervento di Carlo De Benedetti su Il Sole 24 Ore circa la richiesta esplicita di una imposta patrimoniale sono sobbalzato e ho provato un’ intima immensa soddisfazione. Sono anni che mi batto in solitaria avventura in questa battaglia, da nessuno ascoltato, ora arriva un personaggio della caratura notevole ed anche, penso, interessato come contribuente. Ma questo è perfettamente spiegabile se collegato alla preparazione e all’intelligenza dell’uomo e dimostra uno dei miei assunti fondamentali. E cioè che i primi che dovrebbero capire e recepire il loro interesse a contribuire in un momento difficile e drammatico, a seguito del quale si rischia concretamente un grande botto che, se dovesse verificarsi, finirebbe con il travolgere tutti, ma a rimetterci sarebbero proprio le classi benestanti. I poveri possono rimetterci la loro miseria, ma i grandi finanzieri e possidenti rischiano molto di piu’. Per cui non si capisce perché nessuno tra politici, governanti, uomini di affari e di cultura, economisti, sindacalisti, esperti commentatori, conduttori televisivi, ha mai voluto accettare neanche un dibattito sull’argomento.
L’analisi di De Benedetti è lucida ed efficace, da parte mia condivisibile in pieno, e non può che essere così dal momento che essa ricalca molto le tesi che vado sostenendo da tempo. Soprattutto coincide con l’idea centrale e portante del ragionamento che ho sviluppato nell’opuscolo che ho pubblicato circa tre anni fa. Ossia che il sistema fiscale, un’autentica ed inestricabile giungla normativa, spreme ormai in modo spietato e forsennato non solo i lavoratori dipendenti ma anche i piccoli e medi operatori, i quali, tra vessazioni di carattere burocratico, adempimenti di tutti i colori, a cominciare da quelli fiscali, tasse e gabelle varie, allo Stato e a chi si sostituisce ad esso, il principale pensiero che coltivano è quello di gettare la spugna. Da qui discende la logica e conseguente conclusione che dall’erario non è possibile ottenere quelle notevoli risorse da destinare al pagamento degli interessi sul Debito Pubblico, ad arginare la grave crisi, ad elargire gli ammortizzatori sociali e i sostegni alle famiglie e alle Banche. Un Paese non può certamente trascinarsi nella sua grama esistenza solo assistendo. Prima o poi crolla. Ha bisogno prima di tutto e soprattutto di politiche di rilancio dell’economia, di sviluppo sostenibile, infrastrutture, pubblica amministrazione efficiente, di ripianare il grave gap tra Nord e Sud , di creare le condizioni perché si attui una politica di redistribuzione effettiva dei redditi. Ma c’è voluto un imprenditore di successo, un personaggio noto e colto come De Benedetti, che probabilmente dovrà contribuire in prima persona, per proporre l’idea di un’imposta patrimoniale, riprendendo, così come ho fatto piu’ volte anche io, la diffusione dei dati di Bankitalia che dimostrano come il 50% della sola ricchezza finanziaria è in mano al 10% dei cittadini, senza considerare beni immobili ed aziende. Del resto la pratica di intervenire sul Debito Pubblico è stata largamente utilizzata nel nostro Paese diversissime volte dall’unità d’Italia e fino al Dopoguerra, senza che nessuno si lagnasse piu’ di tanto e senza che si creassero sconquassi, semmai sono serviti ad evitarli. Di fronte a tale scenario, pensare di fare a meno dell’istituzione di un’imposta temporanea sui grandi patrimoni è un’idea suicida e masochista; ancor piu’ sbalordisce il fatto che l’attuale Governo, con il Ministro Tremonti in testa, faccia rientrare i grandi evasori che hanno accumulato le ricchezze nei paradisi fiscali, facendo pagare loro quanto basta a regalare un pacchetto di caramelle alle famiglie italiane e ci manca poco che vengano indicati come eroi.
Nel documento linkato in calce ho elaborato una proposta concreta di come potrebbe essere strutturata un’imposta straordinaria sui grandi patrimoni (tra cui rientrano i grandi evasori) nonché una modifica al meccanismo degli interessi sul Debito. Chi vuole approfondire può farlo. Però da subito ci dobbiamo attivare tutti perché la proposta di De Benedetti non cada nel vuoto, creando un grandissimo Gruppo, la cui denominazione coincide con il testo di questo intervento Se le risposte saranno adeguate quantitativamente promuoveremo un Comitato per tradurre in proposta di legge l’idea di cui al Link sottostante e ci auguriamo che possa essere presieduto da un grosso personaggio


http://studiocalvano.blogspot.com/2009/03/documento-per-un-movimento-alternativo.html
http://studiocalvano.blogspot.com/2009/03/perche-urge-la-patrimoniale.html

domenica 2 agosto 2009

GIOCO DIABOLICO DELLE 3 CARTE IMPERVERSA

In data 6 marzo sul mio Blog pubblicai il primo intervento sul “gioco delle 3 carte”, praticato dal Premier e da Tremonti, allorquando sfilarono i fondi FAS per destinarli ad arginare la crisi e ad altre emergenze, ma facendoli apparire come risorse che avevano trovato chissà dove e da parte di chissà chi. Lo slogan è stato ripreso da vari esponenti politici, ma la realtà è rimasta immutata. Ora, naturalmente, siamo alle resa dei conti. Mi pare piu’ che normale che prima o poi doveva scoppiare la bolla o la Balla se volete. E’ scoppiata la bolla perché alcuni dei maggiori portatori di voti (Sicilia e Puglia) si sono incazzati. E quindi il Premier ha dovuto reinventarsi il motto : “ghe pensi mi”. Un nuovo Piano per il Mezzogiorno, ribattezzato “Piano Berlusconi” , ma i soldi, solo sulla carta, sono sempre quelli che già hanno prelevato. E per le altre Regioni?? Possono aspettare! Anche se la mia sventurata Calabria è considerata l’unica superstite cui è destinata, teoricamente, la maggiore intensità di aiuto da parte della Unione Europea. Dicevo teoricamente perché in pratica, con il diabolico regolamento di attuazione delle misure CEE, la percentuale di incentivi effettiva scende dal teorico 50+15% all’incirca ad un 25% per via delle graduatorie, dove per avere possibilità di ottenere il finanziamento gli aspiranti devono abbassare di molto la percentuale di incentivo richiesta, pena la esclusione. Rimane però il riconoscimento, che non è di poco conto, che la Calabria per sperare in un improbabile processo di sviluppo avrebbe bisogno di quelle percentuali di incentivo, oltre a tanti altri provvedimenti collaterali e di contesto. Ma il Premier e Tre-bond pensano che le risorse destinate alla aree sottoutilizzate (così si chiamano adesso, FAS) possano essere destinare anche altrove. Tanto in Calabria grossi portatori di voti come Miccichè, Lombardo, Fitto, non ce ne sono. C’è, anche da questo punto di vista, roba di scarto.
L’occasione è comunque ghiotta perché qualcuno nel frattempo scopre l’acqua calda ed afferma che il problema del Sud è un problema nazionale e non piu’ locale.Un ritornello che viene recitato da oltre 60 anni. La Vice Presidente Confindustria per il Sud, Cristiana Coppola, dichiara : “Il Sud ha avuto a disposizione molti soldi: Eppure non ci sono stati cambiamenti. Anzi : la forbice con il resto del Paese si è aggravata”. E propone “una nuova impostazione che rompa con il passato”. Subito accontentata dal duo Berlusca-Tremonti che estraggono dal cilindro della preistoria la vecchia vituperata Cassa per il Mezzogiorno. La stessa che c’era mezzo secolo fa, quando il mio Professore di Politica Economica, Francesco Parrillo, aggiornava con un ultimo capitolo ogni anno il suo testo su “Lo Sviluppo economico in Italia”, per aggiornarci sulla circostanza che il divario si era ulteriormente allargato, però al Sud qualcosa si era mossa. Una volta, nelle contrade, c’era il lume a petrolio, ora era arrivata la luce elettrica anche nelle campagne. Poi sono arrivate anche le reti idriche e fognarie in alcuni Comuni. In altri sono stati preceduti da epidemie di tifo, ma poi sono arrivate. Infine è arrivato Giacomo Mancini al Ministero dei Lavori Pubblici e quindi sono arrivate anche le strade nel Sud. In tutti questi circa sessanta anni qualcosa intorno alla terra s’è mosso. Tranne che lo sviluppo e il progresso vero. E con una forte peculiarità : tutto ciò che è stato realizzato nel Sud, dalle strade al bene primario come l’acqua e le fogne, dove scaricare la prima, è avvenuto con i fondi speciali e/o straordinari dei vari Piani, dei fondi UE, mai con i fondi ordinari. Fino al punto che intorno al 1992, un illustre Professore di Economia, democristiano doc, ma persona assai per bene, Beniamino Andreatta volle vederci chiaro in questa allucinante ed inestricabile storia Nord-Sud ed istituì una Commissione parlamentare di indagine del Senato, che concluse i suoi lavori relazionando sul fatto che ciò che veniva dato a livello di straordinario veniva tolto, con gli interessi, su quello ordinario. La conclusione è stupefacente : “ Solo raddoppiando l’intervento straordinario si porterebbe la spesa statale pro capite nelle regioni meridionali a livello comparabile con quello delle regioni settentrionali”.
La domanda, raccapricciante, che si pone è una sola. Perché mai un documento di tale e tanta importanza per la storia la giustizia l’equità la stessa sopravvivenza del Paese, se è vero come è vero, che il problema del Sud non è piu’ soltanto un problema locale bensì investe le sorti dell’intero Paese, non è mai stato divulgato da alcuno?? Anche il Presidente Napoletano, volendo, potrebbe farlo rispolverare e farne oggetto di un messaggio solenne a Parlamento e a Governo, poiché un Paese spaccato in due non potrà mai competere con il resto del Mondo, se il Nord deve trascinarsi dietro un Sud bloccato, pietrificato, capace di esportare solo mafia, ndrangheta e camorra. Del resto chiunque oggi può rendersi conto ad occhio nudo delle abissali differenze nella distribuzione delle risorse. La sola città di Milano si appresta ad investire qualcosa come 40 miliardi di €uro per l’EXPO, Per tutto il Sud, cioè piu’ di un terzo d’Italia, si parla di 17 miliardi originari, di cui gran parte fatti spariti con il solito abile giochetto delle tre carte, che è stato abolito anche nelle fiere paesane. Francesco Calvano

domenica 5 luglio 2009

LAVORO E DEBITO PUBBLICO

In politica i voti non si sommano! O almeno, ciò non serve sul piano pratico, concreto, poiché non ha alcuna efficacia. Può servire però a capire o a orientarsi per capire, tanto piu’ che all’indomani di ogni consultazione le analisi scientifiche, parascientifiche, sociologiche, politichesi e inventate, si sprecano. Ilvo Diamanti, nel suo ultimo volume, ha piu’ o meno concluso che dal ’48 ad oggi sostanzialmente non è cambiato gran che; dove c’era la vecchia DC oggi ci sono il PDL e la Lega, dov’era forte il PCI-PDS, oggi tiene il PD e suoi satelliti. All’incirca è piu’ o meno così, ma non proprio. In passato si governava sempre con una maggioranza di almeno il 51% di una lista o di una coalizione.

Quelli che oggi si spacciano per governanti, al di là della notevole differenza di spessore politico con la vecchia classe dirigente, e che proclamano solennemente di governare in nome degli italiani, in realtà, se proviamo a sommare i voti, per puro esercizio mentale, scopriamo che governano in nome di una assoluta minoranza.

La destra reazionaria al potere ha racimolato nell’ultima consultazione elettorale europea il 45% dei voti; mentre gli oppositori totalizzano il 50,02 %, (PD 26,59, IdV 8, Un.di Centro 6,51, Rif.Com.3,38, SeL. 3.12, Pannella 2.42) cioè la maggioranza. La destra governa senza avere la maggioranza, ma solo grazie alle varie leggi “porcellum” e anche per due gravi inguaribili deficienze degli oppositori: La volontà suicida di frantumarsi all’infinito e la mancanza di una piattaforma programmatica alternativa, con al centro solo i grandi temi che interessano le masse.

I reazionari di destra, sempre piu’ ringalluzziti , ma sempre piu’ disgustosi, ripetono a pappagallo ciò che il Premier afferma, mentendo sapendo di mentire, che la maggioranza del popolo lo ha votato e lui rimane lì a governare a dispetto dell’infimo livello che l’etica politica possa immaginare ed esprimere. Se facessimo il confronto tra i 13.967.642 raccolti da PDL e Lega contro i 50.342.153 di elettori aventi diritto al voto scopriremmo che la percentuale di rappresentatività scende al 27%, cioè l’accoppiata B&B rappresenta 1 italiano su 4, per cui quando afferma che parla e agisce a nome degli italiani, tre su quattro potremmo, forse, anche citarlo in giudizio per appropriazione indebita!.

Questi sono i sorprendenti paradossali dati numerici. Per passare da questi dati alla rappresentatività politica del popolo c’è di mezzo il mare.

La Lega, si dice, aumenta i voti perché radicata sul territorio. Prende i voti, dico io, perché, in mancanza di una alternativa che ponga al centro dell’universo politico il lavoro e la riduzione del Debito Pubblico per diminure il costo degli interessi, rilanciare economia e sviluppo, la Lega riesce ad accalappiare i consensi facendo leva sugli egoismi piu’ detestabili, sul razzismo, sulla difesa dei privilegi attuali e quelli futuri derivanti da federalismo e reintroduzione di gabbie salariali, e , per questo, sono disposti a gettare letteralmente in mare i diseredati e i derelitti di questa immonda società.

Mentre il PDL eredita anche il voto della masse dei diseredati meridionali, mercè il consenso ottenuto e circuito dalla catena di comando che si snoda attraverso la massa dei ruffiani, intrallazzisti, aspiranti alla mangiatoia comune, pronti a saltellare ad ogni cambio di direzione del vento.

Ma per realizzare una piattaforma alternativa vincente è indispensabile che si creino due condizioni: la cessazione della frantumazione suicida degli oppositori e la conseguente sparizione delle mille inutili dannose sigle, capi e capetti e l’altra che si parta una volta per tutte dalle reali esigenze dei lavoratori, o aspiranti tali, delle masse, di una popolazione che può raggiungere il 90% dei cittadini.

La Piattaforma è davanti a noi. Per rendersene conto basta osservare i due fenomeni macro economici e sociali che sono la causa e l’effetto del disastro che ci sta avvolgendo. Il primo, a livello mondiale, è la crisi strutturale, che viene da lontano e andrà molto lontano se non viene arginata; i sub-prime e le crisi finanziaria e borsistica hanno fatto solo da detonatore. Il secondo è un fenomeno peculiare, tutto italiano., ed è rappresentato dal Debito Pubblico, che tutto ingoia e tutto distrugge.

Ho già scritto piu’ volte che uno scienziato come Jeremy Rifkin, che non è un pericoloso sovversivo ma un Professore delle Università americane, sin dal ’96, con il suo libro su “la fine del lavoro” ha segnato una pietra miliare sulla crisi irreversibile di un modello di sviluppo capitalistico fine a stesso, centrato sulla pura accumulazione dei profitti e con continua ininterrotta espulsione di milioni di lavoratori dal ciclo produttivo. Dopo 10 anni, Rifkin ha aggiornato i dati ed ha censito altri 38 milioni di espulsi, nel mondo, oggi gli organismi comunitari parlano di circa 11 milioni di imminenti nuovi espulsi in Europa, la Confindustria di 1 milione in Italia, il Governatore di 1.600.000 solo tra i lavoratori precari che rischiano il rinnovo. Senza voler scomodare le teorie di Marx, chiunque sia dotato di un minimo di buon senso comune capisce intuitivamente che se si distrugge il lavoro e le generazioni dei giovani, che non hanno piu’ sicurezza e avvenire, pensioni e possibilità di investire, ciò vuol dire che si sta commettendo il piu’ grave delitto nei confronti dell’umanità, che rischia l’estinzione; quando saranno scomparsi genitori e nonni che mantengono figli e nipoti, qualcuno dovrebbe spiegare su che cosa poggerà la società di domani o dopodomani. A parte coloro che già oggi non sanno cosa mangiare e come sopravvivere.

L’altro grave fenomeno macro economico, specifico italiano, è rappresentato dal Debito Pubblico, che ha raggiunto la quota assoluta di 1.750 miliardi di €uro e marcia speditamente verso i 4 milioni di miliardi di vecchie lire, con il PIL e le entrate fiscali in picchiata, il Deficit e il rapporto PIL/stock del Debito che stanno scalando l’Everest, mentre Berlusca e Tre-Bond continuano a ripetere che stiamo meglio degli altri. La Marcegaglia chiede soldi veri, riforme concrete nei prossimi cento giorni, mentre Draghi chiede una strategia per ridurre il Debito pubblico dilatato, anche se la dilatazione cresce da circa venti anni nonostante le manovre. E mentre si dilata c’è chi si arricchisce sempre piu’ e chi diventa sempre piu’ povero. Il 10% della popolazione, dice Bankitalia , possiede il 50% della ricchezza finanziaria del Paese. Da questo quadro abbastanza fosco, descritto e confermato da Confindustria e Bankitalia, c’è da aspettarsi che quando la crisi sarà passata, se mai avverrà, lascerà sul campo morti e feriti a milioni.

Nell’opuscolo che ho pubblicato in Gennaio 2007 – “Perché urge la Patrimoniale” ho svolto un’analisi dettagliata sulla crescita del Debito Pubblico in Italia, facendo nomi e cognomi di chi ha intascato le enormi ed abnormi cifre di interessi che gli italiani pagano da circa 30 anni, mentre, in un documento pubblicato sul mio Blog ho ripreso le analisi di Rifkin, le proposte che lui stesso formula per assicurare a tutti il bene supremo ma fondamentale del LAVORO, da cui dipendono in definitiva le società, ed ho elaborato una proposta concreta ed esaustiva di come si può uscire dalla spirale Deficit/Debito Pubblico, creare occupazione sviluppo e metter in moto un circuito virtuoso al posto di quello vizioso.

Entrambi i documenti vengono riproposti come LINK per chi volesse approfondire.

Chi non recepisce che il lavoro sta sparendo, e che quindi trattasi di una svolta epocale, per cui non c’è cassa integrazione o sussidi che tengano, ma che invece è indispensabile ricostruire da capo la sua struttura e i relativi accordi, è fuori dal mondo. “l’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù, l’Era dell’Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa…” è la sentenza di Rifkin.

A quella che ho definito Piattaforma Programmatica Alternativa tutti sono chiamati a concorrere, dai marxisti , ai socialisti, ai progressisti, ai centristi, ai cristiano sociali (v. le dichiarazioni rivoluzionarie del Dalai Lama, richiamate nel documento) ai Sindacati, il cui concorso è piu’ che fondamentale, ai giornalisti progressisti, Travaglio e Padellaro ne potrebbero farne il cavallo di battaglia del nascituro giornale. E si può incentrare:

no al precariato - si al lavoro per tutti

no al nucleare – si all’energia pulita da fonti alternative

no ai privilegi di quel 10% che possiede il 50% della ricchezza – si alla loro contribuzione per liberare il paese e i cittadini dalla schiavitu’ del debito pubblico.

La rete e FACEBOOK possono dare un contributo decisivo. Perciò sollecito i destinatari, i forumisti, i militanti e dirigenti di tutti gli schieramenti, gli amici ad aderire al “Club dei sostenitori x il lavoro e la redistribuzione”, di invitare a fare altrettanto gli amici e gli amici degli amici. Se questo esercito cresce, esiste un 90% di disoccupati,. incazzati, delusi, mortificati, assenteisti e astensionisti che aspetta di mettersi in moto. Francesco Calvano

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http://studiocalvano.blogspot.com/2009/03/documento-per-un-movimento-alternativo.html

http://studiocalvano.blogspot.com/2009/03/perche-urge-la-patrimoniale.html

ALLARME DEBITO


I dati diffusi stamattina dall’ISTAT sul rapporto Deficit/PIL sono impressionanti, drammatici e dirompenti. A me fanno meno impressione che a chiunque altri, per il semplice fatto che sono anni che batto di continuo, forse in modo ossessionante, su questo tasto. Ma è possibile che ci sia soltanto io in questa Italia che riesca a fare previsioni sul fenomeno che poi, purtroppo per gli italiani, si rivelano esatte, semmai forse addirittura sottostimate. No, non è possibile una cosa del genere. La verità, ancora piu’ amara e triste, è che tutti gli altri che dovrebbero mettere in allarme, non hanno il coraggio di farlo. Tra ruffiani, pavidi, incompetenti, la schiera di coloro, tra economisti, commentatori, giornalisti economici, esperti di varia natura, è sempre piu’ folta e compatta. Anche tra coloro che si dicono schierati a sinistra o comunque sul fronte dell’opposizione vi è complicità , connivenza, omertà. Forse hanno addirittura paura che Berlusca li sgridi, come è avvenuto in questi giorni allorquando ha tentato di mettere la museruola addirittura agli Organismi istituzionali che pubblicano i dati: Secondo il nostro Premier nessuno si deve interessare ai vari bordelli della vita privata ma neanche a quelli della vita pubblica. La crisi è già passata. L’Italia uscirà meglio degli altri Paesi e per prima. Questi gli slogan del Premier e di Tre-Bond . Si, ma dal novero dei Paesi civili e progrediti usciremo per primi!

La stangata di questo primo trimestre del rapporto Deficit/PIL è destinata ad incidere fortemente nella spirale infernale di crescita dello Stock del Debito. La forte accelerazione del Deficit, la caduta delle entrate e la necessità di continuare a sorreggere un’economia in ginocchio, con una disoccupazione in crescita esponenziale , comporterà una inevitabile crescita del monte Debito pubblico che si avvia a toccare vette inesplorate. L’aumento di quest’ultimo inciderà a sua volta sull’ammontare degli interessi da pagare sui titoli di stato e quindi la spirale continuerà ad avvitarsi all’infinito. Anche quando dovesse passare la crisi, purtroppo. Ed è questa la peculiarità tutta italiana. Oggi stiamo male sotto il peso della crisi. Domani, se dovesse passare, continueremo a stare peggio perché in periodi di ripresa o rilancio dell’economia i tassi di interesse riprenderanno inesorabilmente a salire e quindi il monte interessi da pagare sullo stock del Debito non consentirà nessuna politica di incentivo e di sviluppo. Ricominceranno le finanziarie di lacrime e sangue e la stagnazione è assicurata!

Perché non c’è e non ci può essere alcun mago che possa spendere o elargire se non pensa alle risorse con cui farvi fronte. Sono inutili e vane anche le grida dei Sindacati (si fa per dire) per rivendicare politiche in favore dei disoccupati, dei senza lavoro, dei meno abbienti, se non si ha il coraggio di dire dove trovare le risorse. E queste ci sono, per quanto strano ciò possa apparire.

Già nell’Opuscolo che ho pubblicato oltre due anni fa (Perché urge la Patrimoniale) davo delle indicazioni precise e concrete dove trovare le risorse. Poi sono arrivati i dati di Bankitalia, che ogni anno ammonisce che il 10% dei cittadini possiede il 50% della ricchezza finanziaria del Paese. E gran parte di questa ricchezza, come dimostro nell’analisi svolta nell’opuscolo, è stata accumulata negli anni dei tassi stratosferici pagati sul Debito Pubblico. Quindi, ora che il Paese è in ginocchio costoro sono i primi e gli unici che possono e debbono contribuire. Come, in che modo, con quali modalità, l’ho spiegato e proposto in un Documento pubblicato sul Blog e su Facebook. Le manovre di finanza straordinaria e sul Debito Pubblico dall’unità d’Italia fino al secondo conflitto mondiale si contano a decine. Niente di eccezionale o di rivoluzionario. Per tali motivi ora chiedo la collaborazione e l’adesione di tutti i navigatori in rete per sostenere l’unica alternativa possibile che eviti, prima o poi, la bancarotta, seguendo la California ! Chi vuole documentarsi è invitato a ciccare i link sottostanti. Mentre chi condivide può aderire al Gruppo : http://www.facebook.com/group.php?gid=115853522641 Francesco Calvano

Link utili:

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mercoledì 22 aprile 2009

IL MAGO TRE…BONDS E IL NEMICO IN ASCOLTO

L’intervista rilasciata domenica a Lucia Annunziata da parte del ministro mago Tremonti ritengo abbia tutti i requisiti e i presupposti per assurgere al rango di evento storico.
Quasi tutti in Italia e in Europa ci siamo scervellati, prima, per trovare quattro euro di risorse per far quadrare il malandato Bilancio dello Stato attraverso la Finanziaria ed evitare che venissero prosciugati i fondi nientemeno che della Suola , i cui Presidi sono costretti ad incatenarsi nelle piazze di Roma, e della sicurezza, il cui spauracchio, negli ultimi giorni del Governo Prodi, ha contribuito non poco a far pendere il voto in favore dei campioni della libertà. Dopo, per trovare quattro soldi di quelli “veri” in favore delle famiglie in crisi di astinenza primaria, dei disoccupati e delle piccole medie imprese, per come ha rivendicato a lungo il Presidente di Confindustria. Per racimolare 7-8 miliardi da destinare a fronteggiare la crisi (il che ha fatto ridere il mondo intero) è stato necessario prelevarne circa 2 e mezzo dai fondi destinati alle Regioni. Chi di noi comuni mortali poteva minimamente immaginare che nel Bilancio dello Stato ci sono tali e tante di quelle risorse nascoste, conosciute soltanto dal Ministro mago, da soddisfare ampiamente tutti i bisogni delle sventurate popolazioni dell’Abruzzo? Il modo perentorio, sicuro, a livello di spavalderia, con cui l’ha detto, lasciava chiaramente intendere che non solo ci sono quelli che servono per l’Abruzzo, ma se ne possono trovare finchè si vuole. Alle domande impertinenti dell’intervistatrice, che voleva sapere per forza quali fossero tali risorse, non ha mai dato alcuna importanza né tanto meno l’ha degnata di alcuna risposta. L’importante è che non si mettano le mani nelle tasche dei cittadini perché nella casse dello Stato si potranno trovare tutti i fondi che si vuole. Una prima piccola sommessa obiezione (l’intervistatrice non ci avrà badato) sarebbe quella di chiedere: scusi sig. Ministro ma i soldi che sono nella casse dello Stato (ammesso che sia mai vero) non sono forse dei cittadini? Non sono forse quei soldi che avete sottratto alla Scuola, alla sicurezza, alla giustizia e così via dicendo? O avete costituito, a nostra insaputa, un Fondo speciale con i soldi personali suoi, del Premier e di qualche altro sciampagnone ? O forse, e questa potrebbe essere la seconda sommessa obiezione, Lei aveva il sospetto che le tasche della stragrande maggioranza degli italiani sono piu’ che vuote e quindi le mani si potevano mettere solo in quelle dei ricchi? O, infine, Lei era talmente tranquillo che non siamo di fronte ad una crisi strutturale profonda, di sovrapproduzione, in un contesto dove è sparito il lavoro, ma che invece la crisi è ormai alle spalle perché sono finite le perturbazioni dei mercati finanziari e quindi tutto è risolto? Ma non le dica queste cose al nemico, perchè è sempre in ascolto. Domenica Lei ha dato l’annuncio, l’indomani è giunto puntualmente l’ennesimo lunedì nero delle Borse mondiali. Alcuni segreti vanno tenuti per sé, come quelli dei fondi occulti nelle pieghe del Bilancio dello Stato.La magìa, se no, svanisce. E noi ne abbiamo ancora gran bisogno, dopo l’annuncio del FMI che il rapporto Debito/PIL salirà al 121%. Occorrono consistenti fondi occulti, li troveremo nelle pieghe del Bilancio o bisognerà mettere le mani in tasca di qualcuno, non piu’ dei lavoratori che stanno sparendo bensì in quelle di chi ha continuato ad accumulare anche durante la crisi?
francesco calvano

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sabato 4 aprile 2009

POVERO SILVIO

Tempi di crisi, tempi duri anche per i piu’ forti, agguerriti ed indomiti personaggi politici e del mondo dell’ economia. L’Italia ha la fortuna/sfortuna di essere guidata e governata da un Premier indefesso, che non riposa mai, che pensa sempre agli altri, che si danna l’anima per fare gli interessi del popolo, eppure non è capito da tutti, ad eccezione di quella foltissima schiera di ruffiani e seguaci che sono diverse decine di milioni, ma non sono tutti, come lui vorrebbe e meriterebbe. C’è l’opposizione, alcuni Sindacati, la stampa italiana ed estera che continuano ad inveire e denigrare. Deve badare a mantenere integre le sue aziende e le sue TV, deve pensare a come si può e deve controllare la RAI, come conquistare qualche altro giornale rimasto indipendente, ma che non esita ad attaccarlo, deve tenere a bada ministri ed alleati, a cominciare da quell’impertinente di Gianfranco Fini, che pretende che sia rispettato il Parlamento e le sue regole, ci si mette spesso anche la massima carica dello Stato, insomma verrebbe da dire che non se ne può veramente piu’ ed esclamare con Cornacchione : Povero Silvio. Ma come non bastassero gli oppositori interni, gli sgambetti di falsi amici ed alleati, ultimamente ci si mettono anche gli Organismi internazionali. Lui ha fatto di tutto per rassicurare gli italiani che per il nostro Paese la crisi era soltanto un fatto psicologico e che bastava spendere anche i soldi di cui non si dispone perché l’economia ripartisse, che comunque noi ne saremmo usciti prima e meglio di tutti gli altri Paesi da questa bestia nera che è la crisi, perché noi stiamo meglio degli altri e siamo al 3° posto nel Mondo quanto a Debito Pubblico. Pochi altri possono vantare altrettanto, Ma quand’ecco che arrivano i dati catastrofici dagli Organismi internazionali (e anche quelli della Banca d’Italia) sui milioni di disoccupati, destinati a crescere. Ma questo è niente! Il grave sta nel fatto che nessuno di questi Organismi ha mai pensato di avvisare il povero Silvio di quanto stava avvenendo. A questo punto gli viene immediatamente il mal di testa e tutta la stampa mette in risalto che il Premier è preoccupato per l’occupazione. Ma passano appena 24 ore e Lui ha già trovato una pezza: Noi non lasceremo indietro nessuno dei disoccupati; tanto nel frattempo una buona parte si sarà suicidata. Ma neanche quella solerte Ministro che è sempre in prima fila quando si deve applaudire lo sta a sentire. Così mentre lui dichiara che nessuno rimarrà indietro, la Gelmini gli scarica sul marciapiedi migliaia di precari. Obiettivamente, bisogna riconoscere che in questi termini e con queste modalità nessuno ce la può fare. Soprattutto Lui che, così indaffarato com’è, figuriamoci se come Capo di Governo possa venire a sapere che da 15 anni uno scienziato americano, di nome Rifkin, ha pubblicato un best seller a livello mondiale, per dimostrare “la fine del Lavoro”; e che 10 anni dopo ha aggiornato i dati con altri 31 milioni di lavoratori espulsi dal mondo del lavoro, per cui conclude che “l’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù, l’Era dell’Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa…dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a scopi utilitari, dedicando più tempo all’arricchimento della vita sociale”. Per obiettività bisogna convenire che nessuno può osare pretendere tanto da un Premier che già fa tantissimo per il popolo. Anche perché questo concetto fondamentalissimo per capire la crisi, ma anche e soprattutto ciò che sta dietro la crisi e ciò che, in maniera assai drammatica (i rapimenti dei Managers da parte degli operai in piu’ zone del mondo dovrebbero far riflettere), ci attende dopo la crisi, non lo ha capito quasi nessun altro. Non i partiti oggi all’opposizione, non i partiti di sinistra fuori dal Parlamento, non i Sindacati direttamente interessati, tanto meno i giornalisti e i condottieri radiotelevisivi : i primi parlano e sparlano circa un miliardo in piu’ o in meno su questo o quel capitolo di bilancio, su questa o quell’altra misura o incentivo, i secondi mostrano scene individuali raccapriccianti ma a nessuno, dico a nessuno, viene in mente di porre al centro di tutte le discussioni l’unico quesito possibile : se mai usciremo da questa crisi, e non sarà facile, pensate che si possa continuare a produrre con la stessa struttura organizzativa che ci ha condotti fin qui e con lo stesso tipo di rapporto tra Stato Impresa e Lavoro, oppure si incomincia a pensare come Rifkin? Sicuramente, questo non lo si può pretendere dal povero Silvio. Francesco Calvano

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lunedì 30 marzo 2009

L’ADUNATA OCEANICA E L’USCITA DALLA CRISI

Dall’adunata oceanica che ha dominato la scena di una delle tante commedie all’italiana, molto simile a quelle di Benito, di Hitler e di Stalin , si può trarre ben poco se non un paio di osservazioni piuttosto marginali.
La prima è l’accenno fatto sulla dialettica e l’alleanza tra Fini e Bossi, che una volta si beccavano e oggi sembrano felici e contenti, convergenti su tutto, con l’unico obiettivo di vincere e creare benessere al popolo. Intanto il Premier nonché leader totalitario del partito che egli con molta arroganza e prevaricazione definisce del popolo italiano, dimentica quanti improperi, pesantissime definizioni ed epiteti non già sul piano politico bensì su quello strettamente personale, gli ha rivolto Umberto Bossi dopo la rottura del primo Governo. Come si faccia poi a ritornare indietro e dimenticare gli apprezzamenti pesantissimi rivolti in precedenza si spiega in un solo modo, che è lo stesso che oggi fa da collante tra lui Bossi e Fini. Ed è quel maledetto collante che si chiama potere esercitato non mai nell’interesse del popolo ma per tornaconto personale e che ha tenuto legato per mezzo secolo quell’ammasso di personaggi e di correnti della Balena bianca, che comunque, rispetto alla mediocrità oggi dilagante, potevano vantare di un numero significativo di leaders di ben altro e ben alto spessore politico, sia in termini di competenza che di serietà.
L’altra annotazione è relativa all’affermazione tipica dei personaggi che si auto esaltano
allorquando proclamano che sapremo uscire dalla crisi vittoriosi e staremo meglio di prima.
In effetti, da questo punto di vista, un po’ di credibilità forse la merita, visto che già ha dato una grande dimostrazione di come ha saputo attuare il patto con gli italiani sin nei minimi particolari. Se dalla crisi usciremo con gli stessi risultati del patto stipulato nel salotto di Vespa, poveri italiani.
L’unica cosa quasi certa è che forse “staremo meglio di prima”, solo bisognerebbe precisare chi starà meglio e chi peggio. E’ innegabile e incontestabile che in tutte le crisi chi dispone di liquidi è in grado di rastrellare tutto ciò che gli altri perdono. Le grandi crisi, come le grandi guerre, però, provocano un altro effetto benefico, e cioè che quasi sempre le folle che partecipano, prima, alle adunate oceaniche, sono poi le stesse che dileggiano i leaders quando finalmente prendono coscienza. Non c’è da augurarsi ,quindi, che la crisi passi nel piu’ breve tempo possibile.
francesco calvano.

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sabato 28 marzo 2009

SUL TESTAMENTO BIO-ILLOGICO

INSERISCO NEL BLOG IL TESTO DEL COMMENTO INVIATO AL BLOG DI DI PIETRO:

Niente di piu' assurdo e inaccettabile che un governo di qualsiasi paese al mondo possa impadronirsi della vita e della morte di ogni singolo individuo.Questa non è mancanza di democrazia bensì l'annientamento totale lasciato nelle mani di scalmanati fanatici. Non mi dilungo oltre ma propongo, prima di arrivare al Referendum, di veicolare attraverso tutti i forum e i blog, un documento del tenore: Io sottoscritto.....dichiaro solennemente ora per allora che, qualora mi venissi a trovare nelle condizioni di non intendere e volere, rifiuto qualsiasi accanimento terapeutico che mi tenga in vita artificialmente, ivi comprese la nutrizione e la idratazione artificiali. Invoco libertà di decidere diversamente da me Gasparri, Berlsuconi, Sacconi, Buttiglioni, Casini e quanti altri, verso i quali mi impegno, nel caso si trovassero nelle suddette condizioni quando io sono ancora in vita, di tenergli una candela accesa fino al loro definitivo spegnimento. Il documento sarebbe da inviare per la custodia alla Presidenza della Repubblica, in esenzione di francobollo postale. Mi auguro che possano essere milioni.fcalvano

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martedì 24 marzo 2009

LE FOSSE ARDEATINE E IL POPOLO DELLE LIBERTA’

Oggi il Presidente Giorgio Napolitano ha solennemente celebrato l’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, uno degli episodi piu’ atroci, raccapriccianti, odiosi che la storia mondiale ricordi, compiuto dai nazisti nella nostra Capitale, in collaborazione con i fascisti indigeni.
L’accorata celebrazione da parte del Presidente non poteva che richiamarsi a quegli ideali di libertà per i quali Egli ha sempre combattuto e nei quali ha sempre creduto.
Al suo fianco c’era anche il Presidente della Camera Fini che, credo per la primissima volta in modo così esplicito, ha elogiato la Resistenza e gli uomini della Resistenza che per abbattere il tanto odiato regime fascista e ridare la libertà al popolo italiano non hanno esitato a rischiare la propria vita e molti ce l’hanno rimessa. Né credo che questi ultimi, così come anche quelli che sono ancora in vita, sarebbero stati entusiasti nell’apprendere che uno dei discepoli prediletti, anzi il prescelto delfino del Capo dei neo-fascisti, oggi sieda sulla poltrona della terza carica dello Stato, e tra qualche giorno si accoppia con il Capo della nuova ondata autoritaria che pervade il Paese, e che hanno il coraggio di chiamare il popolo della libertà e il partito degli italiani.
Illustrissimo Presidente Napolitano, nel Suo discorso c’è quella che io considero una grande bufala, e cioè che la Storia è maestra di vita. La storia non ha mai insegnato un bel tubo a nessuno. Il popolo italiano ha impiegato poco piu’ di sessant’anni per ritornare agli eredi di un regime che era stato abbattuto con il sacrificio e la vita dei migliori tra gli italiani di allora.
Ho sempre davanti agli occhi la stupenda sintesi con cui Gianni Bisiach chiuse la sua lunga storia televisiva sul Fascismo. Ha accostato le due immagini simbolo del regime : le adunate oceaniche in Piazza Venezia a Roma e il corpo di Benito Mussolini, impiccato e penzoloni in Piazza Loreto a Milano con i cittadini che sfilavano e sputavano. Il commento di Bisiach fu, piu’ o meno, : è difficile pensare che quelle persone che prima applaudivano e poi sputavano non siano le stesse. Erano plebiscitarie prima e anche dopo, quindi le stesse. Oggi Bisiach potrebbe aggiungere una nuova immagine con i plaudenti del partito della libertà : sono sempre gli stessi! Mi si potrebbe obiettare che oggi Fini sembra sincero e schietto, nelle parole e nei fatti, nel condannare quel regime che ha sempre osannato e, addirittura, paradossalmente, nell’arginare le smargiassate e le assurde pretese del nuovo autoritarismo dell’uomo che si autodefinisce come campione della libertà e della democrazia. Si, per quanto paradossale, sembra esser proprio così. Le chiavi di lettura possono essere in conseguenza molteplici e diverse. Lasciamo al “popolo sovrano” la libertà e lo sfizio di decifrarle.
24/03/2009
Francesco Calvano
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martedì 17 marzo 2009

DOCUMENTO PER UN MOVIMENTO ALTERNATIVO CHE SALVI LAVORO E PAESE

– 1.Lo scoppio della devastante crisi che ha investito l’intero pianeta sembrerebbe aver colto di sorpresa, suscitando grande stupore, governanti uomini politici economisti grandi comunicatori, i quali si stracciano le vesti e tentano di addebitare il tutto allo scandalo dei sub-prime americani, che invece hanno avuto il solo merito di accendere la scintilla che ha provocato l’immenso incendio che ha messo a nudo il Re.
1. – La realtà è abbastanza diversa rispetto a quella descritta. Trattasi innanzitutto di una crisi strutturale, e non congiunturale, lo dicono benissimo la sua gravità, la sua profondità, la previsione di lunga durata, i milioni di disoccupati già creati, quelli che verranno, e tutto ciò non può che innescare un circolo vizioso che come sempre si avvita su sè stesso. Lo dicono le dichiarazioni clamorose che vengono rilasciate giornalmente da vari esponenti internazionali. Ogni giorno c’è qualcuno che si accorge che la crisi non si risolverà subito, che ci vorrà fine 2009, poi metà dell’anno 2010, poi la fine dello stesso anno. A questo punto dovremmo dichiarare di essere felici se almeno a quella data tutto sarà risolto. Ma per chi? Questo è il grande mistero.
2. Non è un mistero, invece, che il processo distorto di accumulazione della ricchezza durante i periodi di crescita forsennata dell’economia , realizzata da imprenditori sani e seri, ma pompata da migliaia di malfattori, imbroglioni internazionali, speculatori di ogni risma, sarebbe sfociata prima o poi in una crisi drammatica. Jeremy Rifkin, già nel 1996, con il suo rivoluzionario testo “la fine del lavoro” aveva abbondantemente documentato come il processo di accumulazione capitalistica, imperniato non piu’ sull’uso dei vecchi macchinari, bensì sulle innovazioni del ciclo tecnologico-informatico avrebbe creato milioni di disoccupati. Dopo circa 10 anni egli ha aggiornato i dati ed ha documentato quali erano gli effetti di questo “progresso” : ad un aumento di produttività dei lavoratori ha fatto riscontro l’espulsione di 31 milioni di lavoratori in ogni angolo del mondo.
Ancora, 5 anni fa altri due illustri economisti americani, iper liberisti, Laurence Kotlikoff e Mordekai Kurz, della scuola di Friedman, lanciavano segnali allarmanti in giro per il mondo : il primo, affermando che “gli USA sono come l’Argentina, cioè in bancarotta, e l’Italia è simile agli USA”; il secondo, sostenendo la necessità di ” una forte revisione delle idee neo-liberiste per adeguarle alle richieste crescenti e sempre piu’ pressanti delle classi sociali piu’ bisognose e piu’ sensibili, a cominciare dal vecchio e superato ceto medio”.
4.- Sorprende ed è quasi paradossale che un altro illustre economista di casa nostra, pure lui iper liberista, come il Prof. Giavazzi si sorprenda e si stupisca del perché ci troviamo sull’orlo di un abisso, attribuendone le cause alla crisi di sfiducia subentrata negli operatori e quindi nei mercati finanziari. Ma questo ci pare sia l’effetto e non la causa, né tanto meno, come sostiene il Premier Berlusconi la fiducia può essere somministrata alle famiglie a pillole o fiale. Le famiglie hanno bisogno, piuttosto urgente, di ottenere lavoro e redditi per poter riprendere fiducia, spendere e sopravvivere. E forse l’economia potrebbe ripartire e anche durare, se ci fosse una classe dirigente capace di imprimere una svolta radicale nel rapporto impresa-lavoro.
5. – Le tesi sostenute dagli Economisti americani, che non sono né marxisti leninisti né maoisti, ma che insegnano nelle piu’ prestigiose Università USA, a cominciare da Boston,
e quelle sostenute da Giavazzi, Berlusconi, Tremonti e compagnia, fanno un po’ a cazzotti, proprio su un principio base, che rappresenta poi la filosofia di fondo con la quale si concepisce il rapporto tra le classi sociali e su come avviene il processo di produzione, distribuzione e di accumulazione dei redditi. Giavazzi si sorprende parecchio dell’arrivo della crisi dal momento che, lui afferma, non si era mai verificata una crescita così impetuosa dell’economia come nell’ultimo decennio precedente la crisi. Ma è proprio intorno a questi concetti che vanno trovate le radici e le cause dell’attuale crisi, nonché sulla sua profondità e durata. Se tanti illustri economisti, di scuola e orientamenti liberisti, come Rifkin, Kotlikoff, Kurz, Naomi Klein, gli stessi Friedman e Mario Monti, hanno lanciato importanti segnali di allarme sul tipo di crescita, sul modo in cui viene distribuita la ricchezza, sulle grandi manovre che vengono concesse ai piu’ spericolati speculatori e truffaldini in tutto il mondo, fino a proporre una “forte revisione delle idee neo-liberiste”, hanno un senso e una qualche importanza, allora vuol dire che solo i ciecosordomuti non hanno voluto e non vogliono né vedere, né sentire, tanto meno recepire. Che cosa?
Che è proprio durante i periodi di floridezza e di crescita impetuosa dell’economia che avvengono le piu’ stridenti distorsioni in quel processo di accumulazione e distribuzione della ricchezza, per cui i ricchi continuano ad accrescere a dismisura i loro patrimoni e le classi lavoratrici si impoveriscono sempre di piu’, fino ad arrivare alla perdita del posto di lavoro, all’umiliante elemosina della Cassa integrazione per chi ha la fortuna di averla, e alla povertà piu’ nera per i piu’ discriminati, tra i quali rientrano oggi tutti i giovani precari. Siamo arrivati all’atto criminale piu’ orribile : stiamo uccidendo generazioni di giovani, ossia il futuro dell’umanità. Milioni di precari che anche quando trovano un lavoro non possono fare alcun investimento sul futuro e rischiano pensioni da fame.
6. – La conferma piu’ eclatante e non confutabile di quanto detto viene fornita dal Supplemento al Bollettino statistico pubblicato dalla Banca d’Italia sulla “ricchezza delle famiglie italiane”, che rende noti i dati dal 1995 a tutto il 2007, da cui si può desumere come questa sia cresciuta ogni anno, con un ritmo piu’ contenuto nel 2007.
La ricchezza complessiva posseduta dalle famiglie , al netto delle passività finanziarie, ammonta a 8.512 miliardi di €uro, di cui €. 5.570 è riferita ai beni reali (immobili e assimilati) ed €.2.942 rappresenta la ricchezza finanziaria al netto delle passività.
Anche se è facilmente presumibile ed intuibile che la ricchezza reale abbia la stessa appartenenza di quella finanziaria, occupiamoci per il momento di quest’ultima per rilevare come il rapporto Bankitalia metta in rilievo che il 50% di essa appartiene al 10% circa delle famiglie piu’ facoltose. Quindi se la matematica non è una opinione, ciò significa che all’incirca 1.471 miliardi di €uro appartengono alle famiglie piu’ ricche del Paese.
7. – Prima di esaminare una proposta su un eventuale utilizzo di una parte di tale ricchezza ai fini di porre mano seriamente alla soluzione di una crisi così grave e devastante, occorre soffermarsi su un altro aspetto di grande rilievo ed importanza a questo scopo.
Berlusconi e Tremonti non si stancano di ripetere che l’Italia sta meglio di altri Paesi e che quindi l’Italia dovrebbe risentire di meno degli effetti della crisi e dovrebbe uscirne prima degli altri.
A parte la circostanza che è abbastanza notorio il fatto che l’Italia sia stata da sempre considerata la Cenerentola in senso all’Europa, con un ritmo di crescita sempre inferiore agli altri, con un tasso di inflazione sempre piu’ alto, ma soprattutto con un deficit e uno stock del Debito Pubblico paurosi, tali da indurre la UE a sottoporci a sorveglianza speciale, quello che poi realmente conta è ciò che è nei fatti e che tutti gli italiani stanno vivendo da qualche decennio.
Il Debito Pubblico accumulato dall’Italia, a partire dai primissimi anni ’80, è giunto alla ragguardevole, abnorme cifra di 1.680 mld di €uro, pari a circa 3 miloni 350 mila miliardi di vecchie lire, il che significa che :
- sono trent’anni che non vengono fatte opere infrastrutturali;
- è dal 1992 che non solo non vengono destinati fondi e risorse agli investimenti ed agli incentivi a famiglie e imprese ma, ogni anno, vengono rastrellati con le invenzioni piu’ fantasiose i pochi spiccioli a piccole imprese e famiglie allo scopo di far quadrare i conti, cioè ripianare il deficit pubblico annuale;
- questo è determinato in grande misura dall’enorme cifra che viene pagata per gli interessi sul Debito, che attualmente ammontano a circa 70 mld di €uro annui, ma solo grazie alla bonaccia dei tassi di interesse, solo che se questi dovessero aumentare (prima o poi avverrà) la cifra è destinata a salire; come dimostra l’esperienza di questi giorni, il Debito sale sia nei periodi di crisi (diminuendo i redditi e le entrate fiscali, oltre le risorse per la crisi) e sia nei periodi di crescita (per l’aumento dei tassi);
- ed è la somma che manca annualmente per rilanciare consumi ed investimenti, che in conseguenza anziché essere incentivati vengono depressi e da qui trae origine la bassa crescita, o sostanziale stagnazione, dell’economia italiana di questi anni;
Tutto ciò ha provocato effetti gravemente deleteri e per alcuni versi grotteschi sull’intero assetto sociale e produttivo del paese, quali :

- la mancanza di carta e di apparecchiature nei Tribunali;
- La mancanza di benzina per le Forze dell’ordine;
- Il taglio ai fondi alla scuola e alla ricerca, in un paese in cui, per bocca del responsabile della protezione civile, si apprende che oltre il 50% del patrimonio edilizio scolastico non è in sicurezza;
- Una compagnia di bandiera sostanzialmente fallita;
- Un servizio ferroviario diviso in due tronconi, uno con i treni di lusso superveloci e l’altro a livello di terzo mondo;
- Un Paese letteralmente spaccato in due, con un Nord che arranca per agganciarsi all’Europa e un Sud che tenta disperatamente di non sganciarsi per non sprofondare in Africa, un livello di disoccupazione nel primo intorno al 7-8% (in crescita ora) e nel secondo intorno al 30%, con alcune Regioni, come la Calabria che stanno sprofondando sotto il fango; sempre secondo il responsabile della protezione civile per mettere in sicurezza il territorio calabrese occorrerebbe una somma superiore a quella che il Governo ha stanziato finora per fronteggiare la crisi. Senza tali interventi, peraltro, ammesso che Berlusconi faccia mai il Ponte sullo stretto, per arrivarci sarà possibile solo via aerea, poiché l’intera dorsale autostradale è in frana.
- Un Paese, insomma, ridotto tanto alla “deriva” che è proprio difficile immaginare stia meglio degli altri Paesi europei e uscirà prima degli altri dalla crisi.
8.- Il nostro Paese in crisi latente c’è da almeno 30 e piu’ anni e ci rimarrà a lungo o per sempre se non si ha il coraggio di affrontare concretamente il cancro del Debito Pubblico.
Senza una soluzione di questo tipo le poche risorse disponibili non potranno che essere assorbite anche in futuro dagli interessi da pagare a quel 10% di cittadini o famiglie che possiede già il 50% della ricchezza.
Ed allora, rinviando per il momento il discorso sui beni reali, ipotizziamo che si faccia ricorso ad un prelievo straordinario, una tantum, con una aliquota del 10% sull’ammontare di tale ricchezza finanziaria, che è liquida ed esigibile, il gettito che ne deriverebbe sarebbe pari a 147 miliardi di €uro.
Volendo sia prelevare che utilizzare tale somma nell’arco di 4 o anche 5 anni, si potrebbe intervenire immediatamente con uno stanziamento di oltre 30 mld di €uro per fronteggiare la crisi e far ripartire il motore. Un tale stanziamento sarebbe di ben 4 volte superiore all’intervento preventivato dal Governo, il quale per raggiungere i 7-8 mld da destinare alla crisi ha dovuto reperirne circa 2 e mezzo stornandoli alle Regioni, ricorrendo cioè al gioco delle tre carte. I residui 100 e piu’ potrebbero essere destinati al pagamento degli interessi per i prossimi 4-5 anni, adottando, contestualmente al prelievo, un’altra misura di finanza straordinaria statale che nel secolo scorso è stata adottata diverse e svariate volte dai Governi di tutti i colori politici.
Quando sopraggiunge una crisi così devastante come l’attuale, essa può provocare danni ed effetti irreversibili, distruggendo ricchezza, occupazione, famiglie, e ridisegnando un nuovo scenario nel quale molti dei protagonisti precedenti escono di scena per sempre. Ma possono, quasi paradossalmente, costituire un’ottima occasione per capovolgere un trend negativo in positivo e quindi diventare un’occasione unica da sfruttare se al Governo siedono persone colte e preparate, ma soprattutto se ricoprono quei ruoli e quegli incarichi per operare nell’interesse dell’intera cittadinanza e del Paese.
In questo preciso momento l’occasione è d’oro per attuare una manovra come quella accennata piu’ sopra. I tassi di interesse a livello mondiale sono al minimo storico. L’Euribor è all,1,70%, quello BCE all’1,50% e proprio oggi l’asta dei Bot si è attestata intorno all’1%. Se si avesse il coraggio e la consapevolezza di voler uscire una volta per tutte dalla morsa e dall’oppressione del Debito Pubblico, oltre al prelievo una tantum sopra ipotizzato occorrerebbe varare contestualmente un provvedimento di consolidamento degli interessi sui titoli pubblici, fissandoli per esempio all’1,50- 2% per un periodo di almeno 10 anni, rinegoziando eventualmente in via anticipata tutti quelli non a scadenza immediata. Il provvedimento dovrebbe riguardare naturalmente sempre la stessa categoria di persone interessate dal prelievo straordinario, a cui andrebbero aggiunte le Banche le Assicurazioni ed altri soggetti che finora sono coloro che hanno lucrato la stragrande parte dei lauti tassi corrisposti in passato e si sono letteralmente arricchiti sulle spalle della collettività. Quasi l’intero stock del Debito si trova nelle loro mani. In tal caso il costo del debito si ridurrebbe drasticamente ad una cifra compresa tra i 25 e i 30 mld, ma soprattutto si avrebbe la certezza e la tranquillità che in caso di inversione di tendenza, sempre possibile e sempre temibile, il costo del debito non ridiventi un cappio al collo.
Una cifra di tale entità verrebbe pagata per i primi 4-5 anni con quel famoso residuo attivo del prelievo straordinario e per i restanti anni con risorse possibili da reperirsi, se nel contempo viene programmato un graduale rientro dello stock del Debito, reso possibile e praticabile dai seguenti nuovi scenari e ulteriori interventi sul lato della spesa :
- Dato per scontato che il costo del debito per i primi 5-6 anni verrebbe assicurato con il prelievo straordinario una tantum e il consolidamento dei tassi di interesse sui livelli attuali, le risorse impiegate finora per pagare gli interessi sul debito, i famosi 70 miliardi di €uro circa, potrebbero venire destinati in gran parte al graduale rientro dello stock e per il resto destinati a politiche di stimolo e sviluppo e senza piu’ ricorrere a Finanziarie che chiamano a contribuire annualmente la massa dei cittadini.
- Tale processo dovrebbe infine essere stimolato da numerosi provvedimenti sul lato delle economie di spesa, ad incominciare dall’abolizione di Province, Comunità Montane, Consorzi ed Enti vari, passando le competenze ai Comuni, abolizione di tutti gli altri Enti inutili, sempre annunciata e mai attuata, al ridimensionamento in generale dei costi della politica e del sottobosco governativo, dal ridimensionamento di stipendi e premi ai grandi managers, pubblici, parapubblici e privati.
- Il ridimensionamento del Debito e la riduzione del suo costo in termini annuali dovrebbe invertire il trend dello sviluppo dell’occupazione dei salari e innescare così, finalmente, un processo virtuoso anziché vizioso.
9. - Per realizzare tutto ciò e disegnare un diverso e complessivo assetto delle società in ciascun paese del mondo, che nella fase attuale stanno per diventare un grande unico Paese globale, separato solo da qualche Oceano che si sorvolano con aerei sempre piu’ veloci ma soprattutto collegati in tempo reale dalla magia della Telematica, occorre che vi sia una sostanziale convergenza su questi contenuti, che dovrebbero facilmente diventare patrimonio delle masse, da parte di quanti li condividono e siano capaci e in grado di superare vecchie impostazioni, vecchi dogmi, vecchie rispettive appartenenze e concentrarsi su ciò che realmente interessa l’intera collettività per ridisegnare un diverso mondo possibile.

10 . - Per esempio, ex marxisti, ex democristiani, attuali appartenenti al mondo cattolico, se si spogliano dei loro interessi ristretti di parrocchia, e pensano come il Dalai Lama che “questo tipo di globalizzazione dovrebbe essere contrastata perché, anziché diminuirlo, accresce sempre più il divario tra ricchi e poveri.”, per cui è condivisibile “l’etica del Marxismo che ha “l’aspirazione a una certa uguaglianza degli esseri umani, l’idea che tutti dovrebbero avere almeno una condizione dignitosa, che esista un livello di povertà e indigenza sotto il quale non si dovrebbe mai scendere. Trovo che vi sia qualcosa di etico in questa attitudine che ha delle consonanze profonde con l’etica della dottrina sociale dei cristiani.
11. – Infine, è auspicabile che possa trovare applicazione l’idea suggerita da Rifkin : “” ridar vigore al movimento sindacale, estendendo il suo raggio d’influenza geografico in modo che possa far fronte a quello del capitale finanziario….creare reti di comunicazione diretta fra i cittadini su scala globale per contrapporre al gioco a rubamazzo la solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni locali….per ridistribuire ovunque la maggior ricchezza prodotta e stimolare i consumi….l’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù, l’Era dell’Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa…dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a scopi utilitari, dedicando più tempo all’arricchimento della vita sociale”.

12. – CONCLUSIONI –
Nel nostro Paese, piu’ che altrove, l’impegno e la possibilità di realizzare queste idee, o almeno di condividerle con grandi strati di popolo, è resa irta e difficile, oltre che dalla presenza di un potere capitalistico borghese arcaico e ottuso, che dispone di ingenti risorse, anche per le divisioni continue negli schieramenti di sinistra e progressisti; è quasi impossibile da realizzare dialogando con i vertici, per cui occorre inventarsi delle strategie che possano far giungere questi contenuti a tutti i lavoratori e i cittadini di base, perché è difficile immaginare che i compagni dell’ex D.S.-PCI, dell’ex PSI,dell’ex PSDI, della sinistra c.d. radicale, dell’ex DC etc etc. non condividano le scelte e i punti programmatici che richiedono una maggiore giustizia sociale, una piu’equa distribuzione della ricchezza, il giusto riconoscimento ai salari dei lavoratori, i quali ultimi, a dispetto dei vertici delle Organizzazioni sindacali in cui militano o vorrebbero militare, dovrebbero ribellarsi e imporre la riunificazione delle varie sigle sindacali per procedere lungo il percorso indicato da Rifkin.
Solo tale percorso potrà salvare l’umanità e obbligare i Governi, come quello italiano, che anziché continuare a pensare a improbabili centrali nucleari, il cui solo termine evoca distruzione e morte, si decidano ad attuare politiche energetiche ed ambientali che rendano possibile la continuità di vita sul Pianeta Terra, ove i cittadini e i lavoratori possano ritrovare la gioia di vivere. Paola 14/03/09
Francesco Calvano

p.s.: L’imposta straordinaria comporterebbe come sua implicita applicazione che tutti i contribuenti al di sopra della soglia fissata producanouna dichiarazione straordinaria attestante l’attuale entità ecomposizione del proprio patrimonio, e su questa base pagare l’aliquotastabilita, evidentemente con un minimo di progressività.Con ciò si creerebbero i presupposti ed i necessari parametri diriferimento per applicare l’unica norma possibile per rendere lalotta all’evasione efficace.La norma di cui parlo è stata recepita nel D.P.R. 29/09/1973, n.600, recante le norme relative all’accertamento. Il 5° comma dell’art.38 così recita: “Qualora l’ufficio determini sinteticamenteil reddito complessivo netto in relazione alla spesa per incrementipatrimoniali, la stessa si presume sostenuta, salvo provacontraria, con redditi conseguiti,in quote costanti, nell’anno incui è stata effettuata e nei quattro precedenti”.
Ciò significa fare sul serio la lotta all’evasionee non chiedersi, come avviene oggi, da dove escono fuori lemacchine di super lusso, le imbarcazioni da nababbi, le ville faraoniche.

http://www.fainotizia.it/

venerdì 6 marzo 2009

IL GIOCO DLLE 3 CARTE in un quadro tragicomico

Il primo Atto della commedia all’italiana si è concluso, il secondo, al massimo il terzo, sarà molto verosimilmente tragicommedia, con accentuazione del primo termine. Alla fine del I° Atto ognuno ha chiarito le proprie posizioni. Il Governo dice che, mentre gli altri parlano, Gasparri Cicchetto ma soprattutto Lui, cui si è aggiunto di recente anche Capezzone, operano per il bene e nell’interesse del Paese. Hanno stanziato circa 7-8 miliardi, parte dei quali li hanno sfilati alle Regioni, come se quei soldi non erano comunque destinati ad essere spesi da parte di queste ultime, si presume in favore dei propri amministrati, diversamente dovremmo ipotizzare che avevano intenzione di metterseli in tasca, come purtroppo di sovente è avvenuto. Le opposizioni, con in testa Veltroni, i Sindacati, il residuo della sinistra radicale si affannano ad affermare che ciò che ha stanziato il Governo è troppo poco e nientemeno propongono una cifra quasi doppia. A sorpresa, si è affiancata sulle stesse posizioni anche il Presidente di Confindustria. Non manca nessuno. Solo, forse, qualche esperto e il gran coro dei mass media, che stavolta non sanno se condividere le miserie governative o le balle degli altri. Ed è qui che la Commedia rischia concretamente di trasformarsi in tragedia. A prescindere dall’osservazione preliminare e fondamentale che anche l’entità delle misure rivendicate dalle opposizioni rappresentano poco piu’ di un pannicello caldo (quasi un terzo della manovra finanziaria fatta da Prodi!) di fronte alla profondità della crisi che ha travolto il mondo civile e capitalisticamente avanzato dell’Occidente (che non si capisce bene se potrà sopravvivere, o bisognerà pensare ad un Mondo possibile avviando un periodo di “decrescita felice”, come sostiene Maurizio Pallante), il dato di fondo è che quei 16 miliardi che rivendicano le opposizioni non esistono neanche nella mente di Dio, per chi ci crede. Diversamente, non si capirebbe perché per racimolare quegli otto che dicono di aver destinato ad arginare la crisi, li abbiano sottratti in parte alle Regioni e in parte continuando nel gioco perverso delle “tre carte”. C’è solo da aggiungere l’aggravante che il nostro Paese, a differenza di molti altri, era già alla deriva , prima che arrivasse la crisi, per come ampiamente documentato nei libri di Stella e Rizzo.
E dov’è allora il torto di Veltroni e compagni? Loro rivendicano il raddoppio, che rimane comunque una miseria, sanno che i soldi non ci sono, e non indicano dove recuperarli. La massima Istituzione economico-finanziaria del Paese, la Banca d’Italia, pubblica puntualmente ogni anno con molta enfasi i dati circa la distribuzione della ricchezza finanziaria del Paese e ci illumina sulla circostanza, non secondaria, che il 50% di detta ricchezza è concentrata nelle mani di un 10% di cittadini. La Banca d’Italia, per il suo ruolo solennemente istituzionale, non può suggerire ai politici che è proprio questo il serbatoio da cui attingere, ma dà proprio l’impressione precisa e difficilmente opponibile, che avrebbe tanta voglia di dirlo!!!
Naturalmente a quel 10% bisognerebbe aggiungere una platea di altri soggetti, come ad esempio le Banche, le Assicurazioni etc etc, per la ragioni da me illustrate nel saggio “Perché urge la Patrimoniale”, edito all’inizio del 2007 e inserito integralmente sulla rete.
Allora quali sono le ragioni vere, profonde, perché, prima che si avveri il sogno di Pallante, nessuno della c.d. sinistra, dei Sindacati, degli esperti, degli economisti, dei commentatori che sfilano nelle trasmissioni televisive, delle associazioni di categoria, dei giornalisti, etc etc etc. osa ventilare una ipotesi e una proposta che una volta per tutte attuerebbe quel minimo di giustizia suprema che vorrebbe una piu’ equa distribuzione della ricchezza, a parole affermata e riaffermata da tutti, compresi i liberisti puri, e nel concreto avversata da tutti ?
Forse hanno paura che anche il Premier, in tal caso, dovrebbe contribuire in modo discreto oppure temono che ìn quel 10% vi rientrano tutti coloro che hanno fatto e fanno politica da anni e che con il loro scellerato operare hanno consentito che un popolo venisse affamato con 1.680 miliardi di €. di debiti sul groppo, che quei soggetti hanno intascato?
Ai posteri l’ardua sentenza???
francesco calvano.

L’ABISSO DI GIAVAZZI E LE ISTRUZIONI DI TREMONTI

In quest’ultima settimana vi sono stati alcuni accadimenti, che ritengo siano di straordinario e decisivo interesse per analizzare e capire la grave e per molti aspetti insolubile crisi che stiamo vivendo. Sul Corriere della Sera di domenica 22 febbraio sono stati pubblicati, in contestualità, tre interventi assai illuminanti. Il Governatore Draghi ha scritto (pag.8) che per le Banche italiane il rischio maggiore deve ancora venire ed ha sottolineato, allarmato, l’immenso problema della disoccupazione, mettendo in risalto che nel corso del 2009 scadranno i contratti di 2,4 milioni di precari, che verosimilmente diventeranno disoccupati. Una conferma così autorevole a quanto vado denunciando da qualche mese non l’avrei neanche sognata. A quei milioni di disoccupati, temuti dal Governatore, bisogna aggiungere quegli altri milioni che ancora non sono stati licenziati, di cui alcuni già messi in cassa integrazione ed altri in attesa. Quindi, per l’Italia, la vera crisi non è neanche iniziata, e solo grazie a questa circostanza il Governo può permettersi il lusso e l’ardire di stanziare pochi spiccioli che suonano offesa per i lavoratori, le famiglie e il buon senso comune.
Il secondo intervento è quello del Superministro Tremonti, secondo il quale la crisi si supera cambiando le regole contabili suicide, ossia sospendendo le regole di Basilea 2, cioè quel complesso di norme dettate dalla comunità europea che le Banche sono tenute ad osservare per evitare di concedere crediti facili, imitando le disastrose disavventure delle Banche americane o rischiando di aumentare i crediti in sofferenza che, secondo il Governatore, a Gennaio sono aumentati del 70% rispetto all’anno prima. E’ impossibile avere la botte piena e la moglie ubriaca, a meno che Tremonti non voglia affossare anche le Banche alle quali presta poi i soldi al 7,50 od 8%. Il terzo intervento, quello piu’ istruttivo e illuminante, è il “fondo” dell’economista Francesco Giavazzi, che ci spiega come salvarci dall’abisso! Egli osserva che i beni che costituiscono la ricchezza nel mondo sono ancora lì, in piedi, che i lavoratori hanno la medesima esperienza di ieri (trascurando il piccolo particolare che ieri erano dentro le fabbriche e oggi sono fuori), e che tutto sarebbe da attribuire ad un perverso diabolico funzionamento dei mercati borsistici. “E’ la sfiducia che ha trascinato il mondo in questa situazione assurda”, prosegue, per cui non bisogna dimenticare che “mai il mondo era cresciuto tanto rapidamente quanto nel decennio precedente la crisi”, poi alcuni banchieri si sono trasformati in “speculatori aggressivi ed hanno trasferito il rischio su contribuenti ignari”. Illustre Prof.Giavazzi, poiché nessuna casa farmaceutica ha ancora brevettato la sintesi chimica della fiducia, questa non può essere somministrata in pillole e, nonostante i reiterati inviti del Cavaliere, mi creda che è assai difficile, direi impossibile, far capire e convincere milioni di disoccupati e di famiglie in stato di povertà che debbono essere loro a risanare l’economia con la loro fiducia! Ma, soprattutto, in qualità di Economista, non Le sfiora il dubbio che :
- la “crescita mai verificatasi prima con tanta rapidità” sia tra le cause principali, se non l’unica, che ha determinato la crisi? Non è stato scritto, da qualche decennio, ed in un certo senso anche dimostrato, che quanto piu’ cresce l’economia e il PIL, che ne misura l’intensità, tanto piu’ avvengono quei vorticosi e distorsivi processi di accumulazione della ricchezza, con la conseguente creazione di disuguaglianze e ingiustizie sociali per cui i ricchi continuano ad accumulare e i lavoratori diventano sempre piu’ poveri?
- l’attuale crisi, da tutti giudicata grave drammatica di lunga durata sia una crisi di sovra produzione ? non vede le fabbriche e i piazzali dei produttori di auto sovraccarichi di merci e di macchine che, da Torino agli USA alla Cina, non sanno a chi venderle perché le masse non hanno piu’ i soldi per sopravvivere?
- E se è così, perché così è, non pare a Lei e a tutti gli improvvisati governanti italiani che quanto piu’ si adottano misure per ridare fiato a chi produce (come lo sciagurato incentivo sugli straordinari!!!) tanto piu’ si acuisce la crisi?
- Per salvarsi dall’abisso l’unica via, praticabile con immediatezza, sia quella di redistribuire almeno parte della ricchezza sottratta finora alle famiglie, in modo che con molta fiducia riprendano a spendere e mettano in moto l’economia?
Dall’altra parte dell’Atlantico, nel Paese piu’ capitalista e liberista al mondo, governa in questo momento un leader che ha avuto il fiuto e l’intuito di annunciare almeno due cose fondamentali, che dovrebbero costituire la filosofia di ogni Governo : attuare immediatamente una politica di redistribuzione dei redditi, con tassazione piu’ gravosa per i ricchi e servizi sociali ai meno abbienti associata al cambiamento radicale, per quel paese, di una politica energetica ed ambientale che tenti di salvare il Pianeta. Mentre da noi ancora si ha la spudoratezza di parlare di centrali nucleari, che il popolo ha già bocciato, e che rischiano la distruzione dell’umanità, anziché privilegiare le forme di risparmio energetico che in molte realtà territoriali imprenditori ed amministratori locali hanno ampiamente sperimentato con successo. Solo che il risparmio energetico non concorre alla crescita del PIL, ma va a diretto beneficio delle famiglie, mentre le centrali nucleari e la produzione di nuova energia vi concorrono, con vantaggi enormi per chi ne sarà il detentore!
In conclusione per salvarci dall’abisso, egregio prof Giavazzi, sarebbe il caso che almeno le opposizioni, i sindacati, gli esperti, i giornalisti, i conduttori TV come Floris, Santoro ed altri, anzichè arzigogolare sul sesso degli angeli, ponessero ai governanti che si trovano a passare nelle loro trasmissioni una semplice domanda : è disposto il Governo italiano a prelevare da quel 10% di cittadini che detengono il 50% della ricchezza finanziaria (sottolineo solo finanziaria) per ridistribuirla alle famiglie dei lavoratori onde rimettere in moto l’economia e salvare il Paese?
francesco calvano

Perchè urge la Patrimoniale

http://xoomer.virgilio.it/studiocalvano/index.html