sabato 16 febbraio 2008

LETTERA A PAOLO MIELI

Le notizie economiche di questi ultimi giorni, drammatiche a dir poco, rafforzano le convinzioni di chi afferma che tutti i contendenti scesi nell’agone politico facciano promesse da marinai, impossibili da mantenere. Era difficilissimo prima, figuriamoci con la stagflazione che si sta proiettando all’orizzonte. Il peggiore dei mali dal punto di vista economico-finaziario perché non ci sono rimedi adeguati. Se combatti la stagnazione, accentui l’inflazione e viceversa. Figuriamoci se può esistere uno stregone capace di moltiplicare i pani e i pesci. Ridurre le tasse a tutti ed elargire incentivi a tutti. Quello che non si capisce (o forse si capisce fin troppo) è che i media tutti siano colpevolmente complici, per cui non pubblicano nessun intervento al riguardo, neanche quando, come è capitato a me con il Direttore del Corriere, riprendi argomenti sui quali loro stessi avevano sollecitato una risposta dai politici, che puntualmente non è arrivata. Qui sotto il testo dell’intervento mai pubblicato da nessuno dei media ai quali ho sottoposto lo stesso argomento.

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Al dr. Paolo MIELI
Direttore Corriere della Sera
MILANO

Egregio Direttore,
nell’ultima puntata di Ballarò, Lei ha ben centrato il nucleo del problema attorno al quale ruota , a vuoto, tutto il sistema politico italiano da anni e con esso l’assetto economico e sociale, che è quello che poi interessa la gente. La richiesta di precisare i tagli di spesa è rimasta puntualmente inevasa.
Ho atteso fino ad oggi per scriverle, perché in precedenza avevo inviato una lunga lettera a Veltroni, ripetendo le stesse cose che un anno fa scrissi a Prodi, preannunciandogli la fine del Film così come avvenuto. Ma, naturalmente anche lui gira a vuoto e pensa come tutti gli altri di replicare il miracolo di Gesu’ di moltiplicare pani e pesci per l’intero popolo italiano.
A campagna elettorale iniziata, nessuno mette le mani nelle tasche degli italiani, molte tasse saranno abolite o abbassate, aiuti alle famiglie bisognose,cioè a tutti, con gli interventi piu’ disparati. Ma con quali tagli di spesa? Nessuno lo sa. Dovrebbero bastare questi insensati proclami a rafforzare le convinzioni che molti elettori già hanno, di non esprimere alcun voto. Viene da chiedersi come sia possibile che personaggi che fanno politica per professione da molti anni possano affermare simili sciocchezze?
In campagna elettorale ognuno può sparare le cazzate che gli pare, ma se si potesse ipotizzare per un solo istante una simile elementare sciocchezza, vorrebbe dire che tutti i governanti precedenti hanno fatto sparire miliardi di €uro. Se tutti i cittadini stanno male e le finanze pubbliche sono al disastro, o qualcuno ha sottratto a piene mani o qualcosa non funziona già. Figurarsi dopo!
Personalmente sono convinto che non basta assolutamente neanche il taglio di alcune spese come quelle della “casta” o l’abolizione di Provincie, Comunità montane, Consorzi. etc etc., tagli quanto mai opportuni tranne che per i vertici dei partiti. Per il semplice motivo che le priorità che oggi si vorrebbero affrontare rappresentano la punta di un iceberg immenso, rappresentato da un Paese dove da oltre 40 anni non vengono attuate riforme strutturali nè opere infrastrutturali, finanziati i servizi essenziali, una Giustizia paralizzata, la polizia senza benzina, una Scuola che fa paura, ricerca e innovazione tecnologica fanalino di coda tra i paesi civili e non, la compagnia di bandiera sparita, le ferrovie al collasso, la viabilità stradale che richiederebbe interventi poderosi, un sistema televisivo surgelato, un sistema fiscale indecifrabile e cosparso di contraddizioni e sperequazioni insanabili, l’economia che si profila a crescita zero, la gente che soffre per i bassi salari, le estreme regioni meridionali che stanno per diventare dei cimiteri, ottimi nascondigli per mafia e ‘ndrangheta, insomma un Paese letteralmente in ginocchio. Pensare di rimetterlo in piedi con qualche taglietto o con una crescita che non c’è, è un’operazione fuori dalla portata di ogni essere umano, anche se unto dal Signore. Sono passati credo oltre 25 anni da quando Leo Valiani pubblicò sul Corriere, un giorno di Ferragosto, uno stupendo editoriale nel quale dimostrava come il Paese fosse cresciuto fino ad allora con la “cultura del geometra”, per denunciare la totale mancanza di una cultura programmatoria che ci allineasse all’Europa. Da quella data siamo cresciuti con la “cultura dell’imbianchino”.
A questo Paese mancano semplicemente 3 milioni di miliardi del vecchio conio, che il popolo li ha di debiti, e per i quali paga oltre 70 miliardi di €uro di interessi all’anno, ma che qualche altro ha intascato e continua ad incassare. Il debito pubblico italiano, che nel ’75 era appena di 80 mila miliardi, è esploso per effetto della capitalizzazione degli interessi dall’80 in poi. Non è servito a finanziare alcun servizio o opera, sono solo interessi, e non è per nulla difficile individuare a beneficio di chi è andato. Si rifletta su un aspetto sintomatico ed emblematico. Banche e Compagnie di Assicurazioni, unitamente a finanzieri, finanziarie, brokers e speculatori, che per secoli erano rimasti confinati a livello regionale, in pochi anni sono divenuti protagonisti assoluti a livello europeo e mondiale. Per il semplice motivo che erano loro i detentori della liquidità da investire nei titoli di Stato al 20-22% di tasso.
Ora il Paese ha estremo bisogno, altrimenti frana e affonda. In tutte le epoche storiche, sotto i Governi di qualsiasi colore politico, ogni qualvolta lo stock del debito ha superato il 100% del PIL, si è intervenuti con una manovra che gli scienziati della materia definiscono come “finanza straordinaria”.
Solo in Italia ciò rappresenta un tabu’, un argomento di cui non si può parlare. Ho sottoposto l’argomento a Prodi, a Veltroni, a Bertinotti 15 anni fa. Nessuno si preoccupa di fare almeno un sondaggio, che sono sicurissimo otterrebbe un consenso superiore all’80% e rappresenterebbe l’uovo di Colombo per vincere qualsiasi competizione elettorale, ma soprattutto poter governare, dopo. Anche la stampa, come la TV, oscurano l’argomento.
Il sospetto che sorge è che anche loro abbiano qualche “grande patrimonio” nascosto, da salvaguardare, mentre all’orizzonte si profila un nuovo scontro, durissimo, tra culture e ideologie contrapposte. Da un lato la cultura giustizialista che il PD ha sposato inglobando Italia dei Valori, dall’altro, l’ideologo, responsabile del settore culturale del Partito dato per vincente, infaticabile organizzatore di consensi attraverso i suoi circoli del “buon governo” che hanno sbaragliato anche i circoli della rossa brambilla. Dell’Utri, per risalire lo Stivale, è partito dalla mia sventurata Calabria, dove evidentemente vanta buone amicizie. Forse il vero dissidio con Casini parte dal diverso e sperequato trattamento riservato al buon Totò Cuffaro che, ritenendo di aver realizzato un ottimo target con 5 anni, ha offerto Champagne e cannoli perché pensava di rimanere in sella al Governo regionale. Nessuno lo ho avvertito, che il target era stato innalzato e che ora occorrono un paio di anni in via definitiva e almeno 9 in primo grado per mafia. Al peggio non c’è mai fine!
16/02/08
Francesco Calvano