giovedì 2 ottobre 2008

LA BOUTADE SULL'ICI

La boutade sull’ICI operata dal Governo Berlusconi è emblematica e molto significativa della capacità del Premier di prendere per i fondelli i cittadini italiani ed ottenere da questi un consenso che viene dato addirittura crescente.
Nelle ultime battute della campagna elettorale, allo scopo preciso di prendere un vantaggio sul povero Prodi, annunciò che avrebbe soppresso l’ICI ed altre imposte per arrivare ad una riduzione della pressione fiscale.
Dopo diversi mesi dall’insediamento, Egli ha mantenuto la promessa sull’ICI, ma ha clamorosamente già bucato per quanto riguarda la pressione fiscale, prevista inalterata per i prossimi 5 anni, ed il debito pubblico che continua inesorabilmente a crescere.
Ma cerchiamo di capire un po’ meglio cosa è realmente avvenuto con l’ICI.
E’ stata abolita l’imposta sulla prima casa, ad eccezione di quelle di lusso.
In sostituzione del mancato gettito derivante dall’ICI, in favore dei Comuni è stato finora disposto un acconto pari al 50% delle somme spettanti, per cui questi ultimi si sono trovati in gravissime difficoltà oltre che per la mancanza di liquidità, anche per i provvedimenti che essi sono tenuti ad adottare entro il 30 settembre per il riequilibrio dei propri Bilanci. Che, sia detto per inciso, sono arrivati all’osso e moltissimi piccoli Comuni non riescono neanche piu’ ad assicurare i servizi e le funzioni minime ed indispensabili.
Ma per capire qualcosa di piu’ dobbiamo fare un minimo di raffronto tra la situazione precedente e l’attuale. Il precedente Governo aveva già concesso una franchigia per la prima casa di €. 103,29; in piu’ nella quasi totalità dei Comuni le aliquote stabilite per la prima casa erano al minimo.
Per farla breve e rendere il concetto facilmente e prontamente afferrabile facciamo un piccolo esempio: Un’abitazione di 5,5 vani catastali, categoria a/3, sita nel Comune di Paola (CS), con una rendita catastale di €.269,85, al netto della franchigia e con l’aliquota al 5 per mille, pagava un’imposta di €. 40,00, cioè praticamente niente.
Ed allora a favore di chi è stata deliberata la soppressione dell’imposta?
Semplice : a favore di milioni di appartamenti medio-grandi, di prestigio, ubicati nei centri storici, e non, delle medie grandi città, abitati logicamente da famiglie che, se non sono ricche, possono vantare comunque un alto tenore di vita e disporre quindi di un reddito medio-alto.
La cifra che viene a mancare ai Comuni è rappresentata dal grosso regalo fatto alle classi piu’ agiate, ma che dovranno pagare tutti i cittadini italiani con la fiscalità generale o con il taglio di altre spese, e costituisce, al di là di ogni altra considerazione e commento, una grave violazione del criterio della capacità contributiva, costituzionalmente sancito all’art. 53.
Nei fatti, una parte delle somme sostitutive sono state recuperate facendo sparire qualche milione di €uro che erano stanti stanziati per l’ammodernamento di quella che viene definita la strada della morte, la 106 jonica, nella regione piu’ disgraziata d’Italia, la Calabria. Un’altra parte con i tagli pazzeschi operati in alcuni settori di primaria importanza come la Scuola, un’altra parte si vedrà….
Tutto ciò, oltre all’evidenza che il cane morde sempre il piu’ stracciato, dimostra la caduta del teorema Berlusco-tremontiano, che sia possibile (questo è vero solo in campagna elettorale) nella finanza pubblica operare il miracolo di Gesu’ Cristo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Se abbassi le tasse, devi recuperare quello che viene a mancare da qualche altra parte, e se abolendo una imposta non la sostituisce con un’altra, come aveva ingenuamente suggerito Calderoli, devi operare tagli forsennati in vari settori dell’apparato statale, determinando crescita del debito pubblico e recessione.
Questo avevamo previsto noi poveri mortali e questo è puntualmente avvenuto.
Ma questa manovra non è stata fatta solo per l’ICI. L’altra perla, molto similare, è quella realizzata con la telenovela ALITALIA. Dopo aver fatto di tutto per far saltare il possibile accordo con Air France che avrebbe rilevato attività e passività, cioè tutti i debiti accumulati da anni, questi sono finiti spalmati sulle spalle di tutti i contribuenti italiani. Anche qui con un groviglio di decreti e di disposizioni, che cozzano con la Carta Costituzionale e con le norme civilistiche, oltre che con le disposizioni impartire dalla Comunità Europea, che non consente aiuti di stato, comunque camuffati. In attesa quindi che tutta l’operazione passi al vaglio delle autorità giudiziarie italiane e di quelle comunitarie, per il momento il pesante deficit Alitalia è slittato sui contribuenti. Quindi, lo slogan elettorale “meno tasse per tutti” si è trasformato in “Grossi vantaggi solo per pochi, ossia per gli imprenditori selezionati dal Premier”. I quali, si affannano a ribadire, non c’è fretta per far entrare subito un partner estero, prima rilanciamo la nuova Alitalia, che non ci è costata nulla, poi, faremo spazio a qualche compagnia estera, ma solo nel momento in cui potremo lucrare, come sempre avvenuto nel passato, buone plusvalenze!
Nel contempo, come avevamo perfettamente previsto nell’immediatezza del dictat “prendere o fallire”, la vicenda Alitalia è servita per affermare la nuova strategia voluta da Confindustria e dal Premier nell’impostazione dei rapporti con le organizzazioni dei lavoratori. Isolare il Sindacato che grida di piu’ ed imporre le loro regole. Non è da escludere che tra non molto possa riesumarsi qualche decreto del ventennio che preveda il licenziamento per chi sciopera !
I grilli parlanti della maggioranza, che sembrano caricati come la bambole, si affannano a sottolineare che i consensi di Berlusconi aumentano e che quindi l’opposizione non ha diritto di protestare né di pretendere che i provvedimenti legislativi passino all’esame del Parlamento in modo regolare e non già a colpi di fiducia.
Ma tutto ciò non è per niente strano né anomalo.
Mussolini e Hitler, per citare due personaggi a noi molto vicini e cari, sono arrivati al potere con il consenso e gli osanna popolari, che sono continuati fino a quando non hanno provocato la distruzione dei due Paesi e una infinità di morti!
Nella parte finale della trasmissione televisiva “storia del fascismo”, curata da Gianni Bisiach, questi ha proposto due immagini affiancate, di una suggestività unica : ha affiancato le immagini della moltitudine di popolo che inneggiava al Dittatore in Piazza Venezia quando questi esaltava l’intrapresa delle guerre coloniali e le immagini delle stesse moltitudini di popolo che sputavano sul cadavere appeso dello stesso Dittatore in Piazzale Loreto a Milano, con il commento dell’autore che recitava piu’ o meno così : E’ evidente che non può trattarsi di gente diversa, ma della stessa gente che prima era tutta fascista e di colpo è diventata tutta antifascista.
La storia piu’ o meno va così e, secondo il mio modesto parere, non è per niente vero che sia maestra di vita !
In ogni caso, in periodi così incerti e contrastati, ove la TV di stato fosse realmente libera, quelle immagini dovrebbero essere trasmesse ogni sera, prima del Telegiornale.
Ma, poiché tutti i mezzi di informazione sono in mano a chi detiene il potere, rimane il sogno.

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