Hanno quindi tirato in ballo l’idea del Federalismo fiscale e stanno cercando di convincere qualche meridionalista, come il Presidente della Regione siciliana Lombardo (che evidentemente ha sbagliato indirizzo stradale) nonché la folta schiera di politici e politicanti di destra, di centro, di cosiddetta sinistra, conservatori e liberal riformisti, che il Federalismo fa bene anche al Sud.
In che modo non è dato sapere né ora né, credo, mai!
In ogni caso se Bossi e la Lega tirano fuori i dati, sarà bene esaminarli. A condizione che non sia il Ministro Calderoli, poiché questi verrebbe smentito la sera o la mattina successiva dal Premier pronto ad accusare di menzogna gli avversari piuttosto che colui che le cazzate prima le dice e poi le rinnega.
La storia del dilemma tra Nord e Sud è vecchia di qualche secolo ed essa ha rappresentato nell’ultimo secolo la piu’ grande, incommensurabile, mostruosa mistificazione inventata da esperti, economisti, studiosi, governanti di tutti i tipi per convincere ed inculcare nella mente della gente, del Nord come del Sud, che le zone rientranti in questa area abbiano vissuto, e dissipato, un sacco di risorse, ricevute a titolo di assistenzialismo. Se volessi smentire io una così colossale menzogna, da sempre sostenuta ed amplificata dalla stampa dei vari regimi, non mi basterebbe un volume alto quanta una enciclopedia.
Ma per fortuna, e loro sfortuna, esiste agli atti del PARLAMENTO ITALIANO, una indagine di una Commissione parlamentare del Senato, condotta e coordinata dal compianto Beniamino Andreatta nel 1992, che avrebbe dovuto porre fine per sempre alla diatriba Nord-Sud ed affermare una volta per tutte la verità, ma l’indagine, documento di grande valenza storica, non è stata divulgata dalla stampa di regime. Dopo aver rilevato che quanto lo Stato trasferisce in favore del Sud con gli interventi straordinari, glielo toglie, maggiorato, attraverso l’intervento ordinario, così conclude : “ Solo raddoppiando l’intervento straordinario si porterebbe la spesa statale pro-capite nelle regioni meridionali a livello comparabile con quello delle regioni settentrionali”.
Il giochetto, molto sporco, è quanto mai semplice e questo lo può capire chiunque, senza bisogno di essere né un economista né un esperto. Se al Nord vengono stanziati migliaia di miliardi per costruire metropolitane, passanti, raddoppi di autostrade o di altre strade a larga percorrenza, strutture per Olimpiadi, Campionati mondiali, alta velocità ferroviaria, EXPO, tutto passa come normale ordinario intervento statale, necessario per modernizzare il Paese, ma che comporta spese per migliaia di miliardi. Se al Sud viene costruita una rete fognaria o un acquedotto, questi rappresentano “intervento straordinario” . Faccio un semplicissimo esempio per far capire di che si tratta. L’acqua che si beve nella mia cittadina e in quelle limitrofe è frutto di un acquedotto costruito con i fondi della soppressa Cassa per il Mezzogiorno, ottenuto, o meglio strappato, al Presidente del Consiglio dell’epoca, sen.Amintore Fanfani, bloccato da una manifestazione popolare alla Stazione ferroviaria di Paola (CS), dopo una epidemia di tifo con 63 casi accertati. Ecco, il nostro assistenzialismo è tutto qui : se beviamo acqua potabile che sgorga dai rubinetti è perché qualcuno ce ne ha fatto dono, non certo perché siamo cittadini italiani. E tutto questo nonostante il Sud abbia avuto al Governo quasi sempre ministri in posti chiave. Il Ministro del Tesoro Colombo pubblicò qualche decennio fa un articolo con molto risalto sul paginone dell’Espresso, che diceva piu’ o meno così: L’Italia viaggia come un treno composto da una locomotiva che va a tutta velocità (il Nord e il Nord-Est) che trascina dei vagoni frenati (il Sud); questa situazione non può durare ulteriormente, pena la crisi dell’economia dell’intero Paese. Ora, ci siamo. La facile previsione di Colombo si è puntualmente verificata.
La forbice del divario Nord-Sud si è sempre allargata, senza che vi sia stata un’eccezione almeno per un solo anno.
I nordisti della Lega, evidentemente, si sono resi conto che così non può andare. E quindi hanno pensato che anziché rimuovere il freno che blocca il Sud, sarà meglio staccare i vagoni.
Se il ritardo del Sud non è stato mai recuperato, al contrario si è sempre piu’ allargato, con Governi centralisti che hanno gestito tutte le risorse nazionali e che hanno sempre disatteso tutte le roboanti promesse fatte in occasione di ogni insediamento di un nuovo Governo, come si fa ora a sostenere, se non per gli sciocchi e i “merli” del dialogo, che il Federalismo farà bene anche al Sud??
La cosa non può risultare credibile neanche se Calderoli si immola e si brucia vivo!
E allora il vero obiettivo non può che essere quello di aggirare gli ostacoli incontrati in occasione dei proclami di autonomia e indipendenza del Parlamento padano, finire di sfasciare con il varo del federalismo fiscale quel che resta della fragilissima economia meridionale e dell’unità del Paese per procedere poi ad un grande, storico, ritorno all’indietro (altro che quello della Scuola), con la creazione della Padania (che dovrebbe inglobare anche il Lombardo-Veneto, non si sa se anche i piemontesi), dei Granducati, del Regno delle due Sicilie, aspettando un nuovo Cavour e un nuovo Garibaldi, che possano procedere alla riunificazione.
Voglio augurarmi che almeno questo i fautori del dialogo lo capiscano e che si crei un largo fronte di lotta per respingere gli attacchi leghisti e il ben visibile clima di strisciante “fascismo democratico” in salsa Berlusconi, mentre di tanto in tanto qualche neo aspirante “gerarca” lancia il sasso nello stagno per saggiare le reazioni ed anche, perché no, spostare l’attenzione dal nuovo al vecchio decrepito e seppellito regime e la sua Repubblica di Salò.
In un confronto a distanza con il Prof. Marco Vitali, svoltosi nel 1992 attraverso le colonne del settimanale “Mondo Economico”, sul rapporto Nord-Sud, così concludevo il mio intervento:
In conclusione, vorrei fare una sola domanda a quanti esprimono giudizi sommari e semplicistici contro il
Sono stato facile ma, purtroppo, buon profeta.
La situazione è precipitata e domanda e la considerazione finale restano le stesse.
La risposta può essere rappresentata dalla discesa in campo dei 300 mila fucili di Bossi o questo potrebbe far incazzare di brutto le organizzazioni mafiose del Sud, in buona parte trapiantate ormai al Nord?? Ai posteri….
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