sabato 4 aprile 2009

POVERO SILVIO

Tempi di crisi, tempi duri anche per i piu’ forti, agguerriti ed indomiti personaggi politici e del mondo dell’ economia. L’Italia ha la fortuna/sfortuna di essere guidata e governata da un Premier indefesso, che non riposa mai, che pensa sempre agli altri, che si danna l’anima per fare gli interessi del popolo, eppure non è capito da tutti, ad eccezione di quella foltissima schiera di ruffiani e seguaci che sono diverse decine di milioni, ma non sono tutti, come lui vorrebbe e meriterebbe. C’è l’opposizione, alcuni Sindacati, la stampa italiana ed estera che continuano ad inveire e denigrare. Deve badare a mantenere integre le sue aziende e le sue TV, deve pensare a come si può e deve controllare la RAI, come conquistare qualche altro giornale rimasto indipendente, ma che non esita ad attaccarlo, deve tenere a bada ministri ed alleati, a cominciare da quell’impertinente di Gianfranco Fini, che pretende che sia rispettato il Parlamento e le sue regole, ci si mette spesso anche la massima carica dello Stato, insomma verrebbe da dire che non se ne può veramente piu’ ed esclamare con Cornacchione : Povero Silvio. Ma come non bastassero gli oppositori interni, gli sgambetti di falsi amici ed alleati, ultimamente ci si mettono anche gli Organismi internazionali. Lui ha fatto di tutto per rassicurare gli italiani che per il nostro Paese la crisi era soltanto un fatto psicologico e che bastava spendere anche i soldi di cui non si dispone perché l’economia ripartisse, che comunque noi ne saremmo usciti prima e meglio di tutti gli altri Paesi da questa bestia nera che è la crisi, perché noi stiamo meglio degli altri e siamo al 3° posto nel Mondo quanto a Debito Pubblico. Pochi altri possono vantare altrettanto, Ma quand’ecco che arrivano i dati catastrofici dagli Organismi internazionali (e anche quelli della Banca d’Italia) sui milioni di disoccupati, destinati a crescere. Ma questo è niente! Il grave sta nel fatto che nessuno di questi Organismi ha mai pensato di avvisare il povero Silvio di quanto stava avvenendo. A questo punto gli viene immediatamente il mal di testa e tutta la stampa mette in risalto che il Premier è preoccupato per l’occupazione. Ma passano appena 24 ore e Lui ha già trovato una pezza: Noi non lasceremo indietro nessuno dei disoccupati; tanto nel frattempo una buona parte si sarà suicidata. Ma neanche quella solerte Ministro che è sempre in prima fila quando si deve applaudire lo sta a sentire. Così mentre lui dichiara che nessuno rimarrà indietro, la Gelmini gli scarica sul marciapiedi migliaia di precari. Obiettivamente, bisogna riconoscere che in questi termini e con queste modalità nessuno ce la può fare. Soprattutto Lui che, così indaffarato com’è, figuriamoci se come Capo di Governo possa venire a sapere che da 15 anni uno scienziato americano, di nome Rifkin, ha pubblicato un best seller a livello mondiale, per dimostrare “la fine del Lavoro”; e che 10 anni dopo ha aggiornato i dati con altri 31 milioni di lavoratori espulsi dal mondo del lavoro, per cui conclude che “l’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù, l’Era dell’Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa…dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a scopi utilitari, dedicando più tempo all’arricchimento della vita sociale”. Per obiettività bisogna convenire che nessuno può osare pretendere tanto da un Premier che già fa tantissimo per il popolo. Anche perché questo concetto fondamentalissimo per capire la crisi, ma anche e soprattutto ciò che sta dietro la crisi e ciò che, in maniera assai drammatica (i rapimenti dei Managers da parte degli operai in piu’ zone del mondo dovrebbero far riflettere), ci attende dopo la crisi, non lo ha capito quasi nessun altro. Non i partiti oggi all’opposizione, non i partiti di sinistra fuori dal Parlamento, non i Sindacati direttamente interessati, tanto meno i giornalisti e i condottieri radiotelevisivi : i primi parlano e sparlano circa un miliardo in piu’ o in meno su questo o quel capitolo di bilancio, su questa o quell’altra misura o incentivo, i secondi mostrano scene individuali raccapriccianti ma a nessuno, dico a nessuno, viene in mente di porre al centro di tutte le discussioni l’unico quesito possibile : se mai usciremo da questa crisi, e non sarà facile, pensate che si possa continuare a produrre con la stessa struttura organizzativa che ci ha condotti fin qui e con lo stesso tipo di rapporto tra Stato Impresa e Lavoro, oppure si incomincia a pensare come Rifkin? Sicuramente, questo non lo si può pretendere dal povero Silvio. Francesco Calvano

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