domenica 5 giugno 2011

FULL DI RE – POKER D’ASSI – GOVERNO B : KO , MA , ACHTUNG BABIES

Dopo l’emozionante risultato delle amministrative, che lascia intravedere l’inizio di un declino ormai inarrestabile, l’impegno va quadruplicato poiché bisogna calare, adesso , il poker d’assi per mettere definitivamente KO il governo del Cavaliere. Dobbiamo quadruplicare gli sforzi perché la gente vada a votare il 12-13 giugno e il dado è tratto. Basta raggiungere il quorum e milioni di “senza cervello” voteranno inevitabilmente quattro SI: Il raggiungimento di un tale insperato, fino all’altro giorno, risultato, varrebbe in termini politici molto ma molto di piu’ del risultato amministrativo. Sarebbe la prova schiacciante che il Governo è in piena agonia, non solo, ma soprattutto che esso non rappresenta neanche se stesso. Ha ottenuto la delega e il consenso dei cittadini ma ha saputo varare solo leggi ad personam o, peggio, che rappresentano potenziali armi letali per futuri genocidi dei nostri prosperi. Tutto ciò in nome di guadagni facili, attraverso tangenti miliardarie, che finirebbero nelle tasche dei soliti noti a dispetto delle ignote generazioni future. Insomma un Governo che pratica la delinquenza politica. I 4 SI significheranno che con un Poker d’assi in mano la partita è chiusa, perché l’attuale governo non può avere scala reale, dal momento che di reale non hanno nulla, neanche i capelli.

Nello stesso tempo va lanciato forte il grido di Achtung babies: Bando ai facili entusiasmi, ma soprattutto va verificato qual è l’alternativa valida. Il commento del dopo voto è stato, come sempre, particolarmente deludente e inefficace. Si è parlato di tutto, delle strategie di questo o di quello , della mancata capacità di spiegare persino cosa era stato fatto nelle consiliature precedenti, quasi fosse una giustificazione anziché la dimostrazione di chi fossero i “senza cervello”.Nessuno si è soffermato sulle vere cause della debacle del Cavaliere, a parte il venir meno del suo charme e del suo prestigio che ha nuociuto a Milano come nel resto d’Italia. Ma le vere cause sono ben altre. I milioni di disoccupati, le centinaia di migliaia di licenziati, costretti ad arrampicarsi sui tetti dei capannoni o sulle gru, o a rinchiudersi nelle ex carceri, intere comunità e città ritrovatesi nella crisi piu’ nera, a causa dei licenziamenti, perché è del tutto evidente che solo il lavoro e i salari dei lavoratori possono tenere in piedi comunità e città. Il tutto ben condito dai tagli selvaggi (i piu’ li definiscono lineari) alla scuola, alla ricerca, alla giustizia, alla pubblica amministrazione, l’aumento della pressione fiscale, pur di fronte ad un PIL decrescente da anni , alla riduzione dell’avanzo primario, che è divenuto disavanzo primario, ad un debito pubblico che mese dopo mese batte nuovi record.

Questa breve sintesi della drammatica situazione reale del Paese racchiude anche l’estrema contraddizione, insanabile, esistente a livello di governo e di Istituzioni. Il Ministro Tremonti è chiuso in una morsa mortale. Il Governatore di Bankitalia, il governo nel suo complesso, la Confindustria, i Sindacati, chiedono che vengano destinate risorse per far ripartire la macchina, alleviare le condizioni di estremo disagio della gente. Dall’altra, Istituzioni europee, la stessa Bankitalia e la Corte dei conti avvertono che il Paese è già disastrato dal,punto di vista della finanza pubblica, e del conseguente indebitamento, la Corte dei Conti parla addirittura di un deficit creato dall’andamento del PIL di circa 140-160 mld, che dovrebbero essere reperiti attraverso nuove manovre straordinarie da 40 mld l’anno per 3 anni , il che vorrebbe dire, e il primo a saperlo è Tremonti, il de profundis per l’economia e il suo sviluppo. E allora, come può quadrare questo cerchio? Una via d’uscita, l’unica, ci sarebbe. Tremonti , tra tanti sproloqui, una cosa vera,sensata, la dice. E cioè che l’Italia sta meno male di altri Paesi perché può contare su un risparmio privato che controbilancia il disastro dei conti pubblici. Questi però sono già nel mirino della speculazione internazionale, il cui primissimo passaggio è stato compiuto con l’abbassamento del rating da parte della Standard & Poor’s.., D’altra parte, i risparmi di cui parla Tremonti sono per il 50% nelle mani del 10% delle famiglie ricche, mentre il restante 90% deve spartirsi il residuo. I tempi stringono e le contraddizioni insanabili rimangono.

Oltre 4 anni fa, in tempi non sospetti, governavano Prodi, Bersani e Visco, ho pubblicato un opuscoletto di un’ottantina di pagine, “Perché urge la Patrimoniale”, e, ancora prima, ai tempi delle manovre di Giuliano Amato, avevo diagnosticato la stagnazione che quelle manovre avrebbero provocato. Dopo 20 anni Amato se n’è accorto e, ora, propone anche lui la patrimoniale. Non c’è tempo da perdere. Ma,se aspettiamo che la provvidenza arrivi dai signori del potere, di centro, di sinistra o di destra, rischiamo di perdere il treno per sempre, perché le prossime manovre che dovranno varare faranno pagare sempre e comunque i sacrifici a tutti coloro che sono già in grave difficoltà di esistenza. Se 4 anni fa la proposta era urgente, oggi è indifferibile, pena il profilarsi di bel “default “ con addio per sempre a qualsiasi speranza di ripresa o di ripartenza.

Se il Poker d’assi dei Referendum ci può far vincere l’attuale partita, dovremo essere vigili e rigorosi sui soggetti a cui dovrà essere affidata l’alternativa. I vari schieramenti che si presenteranno come alternativi, dovranno dichiarare se sono schierati nella difesa ad oltranza dei privilegi di quel 10% oppure con il 90% del popolo che soffre. In sostanza se sono disponibili a presentare quale primo atto di governo una proposta di legge per l’istituzione di una IMPOSTA UNA TANTUM SUI GRANDI PATRIMONI,. CHE CON UNA ALIQUOTA MEDIA DEL 5% PUO’ FORNIRE UN GETTITO DI CIRCA 200 MILIARDI DI EURO, CARBURANTE SUFFICIENTE AD INNESCARE UN REALE PROCESSO DI SVILUPPO E DI OCCUPAZIONE CHE POSSA AUTOALIMENTARE LA CRESCITA DELL’ECONOMIA ED ASSICURARE UN MINIMO DI GIUSTIZIA REDISTRIBUTIVA PER LAVORATORI E GIOVANI.

Si badi bene che parlo e lo sottolineo, non di un’imposta ricorrente (estremamente sbagliata) ma di una imposta una tantum che le famiglie ricche o straricche , con una aliquota minimale, possono tranquillamente sopportare senza traumi né sconquassi, anzi ciò può rappresentare soprattutto per loro una ancora di salvataggio dal potenziale default.

IN TUTTO QUESTO, LA RETE, SENSIBILE ALLE TEMATICHE SOCIALI COME A QUELLE AMBIENTALI, PUO’ ESERCITARE UN RUOLO DI PRIMO PIANO.

SE RACCOGLIAMO, COME PER I REFERENDUM, MIGLIAIA E MIGLIAIA DI ADESIONI AVREMO NELLE MANI UN’ARMA DI PERSUASIONE EFFICACE CHE PUO’ RAPPRESENTARE LA CONTINUAZIONE DELL’ESERCIZIO DIRETTO DELLA DEMOCRAZIA, IN VIRTU’ DEL QUALE SI FA CIO’ CHE LA MAGGIORNZA DEL POPOLO DECIDE DI FARE , NON GIA’ I SUOI DELEGATI , ABITUATI A TRADIRE.

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