domenica 2 gennaio 2011

ALL'ORIZZONTE LA PATRIMONIALE PER SALVARE IL PAESE

Nell’Opuscolo di 80 pagine pubblicato 4 anni fa “Perché urge la Patrimoniale – ediz.Rubbettino” riproposta integralmente sul mio sito ho dimostrato come dopo 16 anni di manovre di lacrime e sangue, operate tutte sulla pelle delle masse dei cittadini, il debito pubblico lungi dal diminuire aveva continuato la sua ascesa e così sarebbe avvenuto in prosieguo. Dopo 4 anni, ogni mese è un nuovo record:quello di ottobre segna 1867,39 €., mentre il Paese è sull’orlo del precipizio, il cui capitombolo non è difficile prevedere per due ordini di motivi :

1) i tagli all’impazzata stanno distruggendo l’unica alternativa futura annientando sogni e speranze dei giovani, i tagli a cultura, ricerca, innovazione, enti locali, sanità,giustizia,forze armate, che stazionano davanti ai cancelli di Arcore , disoccupazione a livelli stratosferici, 26,2% quella giovanile,oltre il 36% quella femminile al sud; disoccupati, cassintegrati, precari non sanno piu’ cosa occupare per protesta, mentre impera la piu’ alta pressione fiscale, dopo i due paesi scandinavi, le retribuzioni nette tra le piu basse dei paesi industrializzati, ambiente,monnezza e dissesto idrogeolico rischiano, infine, di disintegrare ciò che è rimasto del Paese .

2) La montagna del debito, terzo o secondo al mondo, può attrarre in qualsiasi momento la valanga degli speculatori, che hanno iniziato i loro attacchi partendo dai più deboli e dai più esposti per risalire gradualmente a quelli più ghiotti, e l’Italia è piazzata in ottima posizione. Gli speculatori non hanno regole etiche e non obbediscono a nessun richiamo, essi vivono per speculare e speculano per vivere; I fiammiferi che possono incendiare la prateria sono molteplici : una lieve ripresa dell’inflazione, con i rincari assurdi di questi giorni, come qualsiasi movimento dei tassi di interesse si verifichi in un altro paese del mondo, vicino o lontano, può innescare l’incendio.


Nel contesto di un quadro così fosco , che solo a delle facce di pietra può apparire roseo, e tale da legittimare un Governo che quotidianamente afferma di rimanere al comando nell’interesse degli italiani, spunta inesorabile il Bollettino della Banca d’Italia che ci conferma la grave insanabile contraddizione che l’enorme ricchezza netta degli italiani, pari ad 8600 mld di €. ,si appartiene per circa la metà al 10% delle famiglie più ricche mentre al 50% di quelle più povere tocca il 10% della ricchezza: il che significa che 2.300.000 famiglie possiedono una ricchezza di 3.870 mld di €., con una media di circa 1.700.000 a famiglia; le 11 milioni e 500 mila più povere si ripartiscono 860 mld, con una media di 74.782 €., cioè in media neanche una casa di abitazione. In entrambi i gruppi, naturalmente, vige pur sempre la legge del “pollo a testa”, per cui nel primo raggruppamento c’è chi possiede un milione circa e chi diverse decine di mld.


Le due realtà,ora esposte in sintesi, mi hanno portato 4 anni fa a proporre il varo di una imposta straordinaria sui grandi patrimoni e solo su quelli; per 4 anni sono rimasto isolato; oggi, a grande sorpresa, pare che se ne incominci a parlare in vari ambienti, anche tra alcuni colleghi commercialisti che 4 anni fa hanno arricciato il naso, e però circola una voce inquietante che ventila una aliquota del 4% su patrimoni di 100 mila €. Questa sarebbe una subdola manovra per disorientare l’opinione pubblica e fare incazzare giustamente il ceto medio che sarebbe costretto a sollevarsi. Nell’Opuscolo c’è l’analisi e le ragioni del perché vanno colpiti i grandi patrimoni. Una aliquota media del 5% sui patrimoni delle famiglie ricche porterebbe un introito di circa 193 mld.di €., pari a 6 finanziarie di 32 mld annui. Questo serbatoio, unitamente ad una ristrutturazione del debito per lo meno in termini di allungamento delle scadenze a tassi attuali, consentirebbe di non continuare a tagliare risorse vitali nei settori strategici per il futuro delle nuove generazioni, a mettere immediatamente in moto politiche di occupazione, procedendo contestualmente ad una profonda riforma del diritto al lavoro, non nel senso di Marchionne, bensì con la teoria di quel genio di Jeremy Rifkin che,dopo ampia disamina scientifica e di rilevazione statistica ha così concluso:

l’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù. l’Era dell’Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa…dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a scopi utilitari, dedicando più tempo all’arricchimento della vita sociale”. Ma ha anche precisato:“” ridar vigore al movimento sindacale, estendendo il suo raggio d’influenza geografico in modo che possa far fronte a quello del capitale finanziario….creare reti di comunicazione diretta fra i cittadini su scala globale per contrapporre al gioco a rubamazzo la solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni locali….per ridistribuire ovunque la maggior ricchezza prodotta e stimolare i consumi….


Non si riesce o non si vuole riuscire a capire che è il lavoro, e solo questo, al centro dell’universo. Un economista del passato ha fatto notare da tempo che in Economia non c’è niente che funzioni in modo lineare; tutto si muove a spirale : e la spirale o gira in senso virtuoso o gira in senso vizioso. Senza lavoro per tutti, niente salari a sufficienza, niente consumi, niente produzione, solo depressione e sottosviluppo. Ahivoglia che il Premier diffonde certezze e ottimismo. La spirale sta girando in modo vizioso, per invertirla ci vuole la contribuzione di coloro che finora hanno sempre preso!




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