martedì 17 marzo 2009

DOCUMENTO PER UN MOVIMENTO ALTERNATIVO CHE SALVI LAVORO E PAESE

– 1.Lo scoppio della devastante crisi che ha investito l’intero pianeta sembrerebbe aver colto di sorpresa, suscitando grande stupore, governanti uomini politici economisti grandi comunicatori, i quali si stracciano le vesti e tentano di addebitare il tutto allo scandalo dei sub-prime americani, che invece hanno avuto il solo merito di accendere la scintilla che ha provocato l’immenso incendio che ha messo a nudo il Re.
1. – La realtà è abbastanza diversa rispetto a quella descritta. Trattasi innanzitutto di una crisi strutturale, e non congiunturale, lo dicono benissimo la sua gravità, la sua profondità, la previsione di lunga durata, i milioni di disoccupati già creati, quelli che verranno, e tutto ciò non può che innescare un circolo vizioso che come sempre si avvita su sè stesso. Lo dicono le dichiarazioni clamorose che vengono rilasciate giornalmente da vari esponenti internazionali. Ogni giorno c’è qualcuno che si accorge che la crisi non si risolverà subito, che ci vorrà fine 2009, poi metà dell’anno 2010, poi la fine dello stesso anno. A questo punto dovremmo dichiarare di essere felici se almeno a quella data tutto sarà risolto. Ma per chi? Questo è il grande mistero.
2. Non è un mistero, invece, che il processo distorto di accumulazione della ricchezza durante i periodi di crescita forsennata dell’economia , realizzata da imprenditori sani e seri, ma pompata da migliaia di malfattori, imbroglioni internazionali, speculatori di ogni risma, sarebbe sfociata prima o poi in una crisi drammatica. Jeremy Rifkin, già nel 1996, con il suo rivoluzionario testo “la fine del lavoro” aveva abbondantemente documentato come il processo di accumulazione capitalistica, imperniato non piu’ sull’uso dei vecchi macchinari, bensì sulle innovazioni del ciclo tecnologico-informatico avrebbe creato milioni di disoccupati. Dopo circa 10 anni egli ha aggiornato i dati ed ha documentato quali erano gli effetti di questo “progresso” : ad un aumento di produttività dei lavoratori ha fatto riscontro l’espulsione di 31 milioni di lavoratori in ogni angolo del mondo.
Ancora, 5 anni fa altri due illustri economisti americani, iper liberisti, Laurence Kotlikoff e Mordekai Kurz, della scuola di Friedman, lanciavano segnali allarmanti in giro per il mondo : il primo, affermando che “gli USA sono come l’Argentina, cioè in bancarotta, e l’Italia è simile agli USA”; il secondo, sostenendo la necessità di ” una forte revisione delle idee neo-liberiste per adeguarle alle richieste crescenti e sempre piu’ pressanti delle classi sociali piu’ bisognose e piu’ sensibili, a cominciare dal vecchio e superato ceto medio”.
4.- Sorprende ed è quasi paradossale che un altro illustre economista di casa nostra, pure lui iper liberista, come il Prof. Giavazzi si sorprenda e si stupisca del perché ci troviamo sull’orlo di un abisso, attribuendone le cause alla crisi di sfiducia subentrata negli operatori e quindi nei mercati finanziari. Ma questo ci pare sia l’effetto e non la causa, né tanto meno, come sostiene il Premier Berlusconi la fiducia può essere somministrata alle famiglie a pillole o fiale. Le famiglie hanno bisogno, piuttosto urgente, di ottenere lavoro e redditi per poter riprendere fiducia, spendere e sopravvivere. E forse l’economia potrebbe ripartire e anche durare, se ci fosse una classe dirigente capace di imprimere una svolta radicale nel rapporto impresa-lavoro.
5. – Le tesi sostenute dagli Economisti americani, che non sono né marxisti leninisti né maoisti, ma che insegnano nelle piu’ prestigiose Università USA, a cominciare da Boston,
e quelle sostenute da Giavazzi, Berlusconi, Tremonti e compagnia, fanno un po’ a cazzotti, proprio su un principio base, che rappresenta poi la filosofia di fondo con la quale si concepisce il rapporto tra le classi sociali e su come avviene il processo di produzione, distribuzione e di accumulazione dei redditi. Giavazzi si sorprende parecchio dell’arrivo della crisi dal momento che, lui afferma, non si era mai verificata una crescita così impetuosa dell’economia come nell’ultimo decennio precedente la crisi. Ma è proprio intorno a questi concetti che vanno trovate le radici e le cause dell’attuale crisi, nonché sulla sua profondità e durata. Se tanti illustri economisti, di scuola e orientamenti liberisti, come Rifkin, Kotlikoff, Kurz, Naomi Klein, gli stessi Friedman e Mario Monti, hanno lanciato importanti segnali di allarme sul tipo di crescita, sul modo in cui viene distribuita la ricchezza, sulle grandi manovre che vengono concesse ai piu’ spericolati speculatori e truffaldini in tutto il mondo, fino a proporre una “forte revisione delle idee neo-liberiste”, hanno un senso e una qualche importanza, allora vuol dire che solo i ciecosordomuti non hanno voluto e non vogliono né vedere, né sentire, tanto meno recepire. Che cosa?
Che è proprio durante i periodi di floridezza e di crescita impetuosa dell’economia che avvengono le piu’ stridenti distorsioni in quel processo di accumulazione e distribuzione della ricchezza, per cui i ricchi continuano ad accrescere a dismisura i loro patrimoni e le classi lavoratrici si impoveriscono sempre di piu’, fino ad arrivare alla perdita del posto di lavoro, all’umiliante elemosina della Cassa integrazione per chi ha la fortuna di averla, e alla povertà piu’ nera per i piu’ discriminati, tra i quali rientrano oggi tutti i giovani precari. Siamo arrivati all’atto criminale piu’ orribile : stiamo uccidendo generazioni di giovani, ossia il futuro dell’umanità. Milioni di precari che anche quando trovano un lavoro non possono fare alcun investimento sul futuro e rischiano pensioni da fame.
6. – La conferma piu’ eclatante e non confutabile di quanto detto viene fornita dal Supplemento al Bollettino statistico pubblicato dalla Banca d’Italia sulla “ricchezza delle famiglie italiane”, che rende noti i dati dal 1995 a tutto il 2007, da cui si può desumere come questa sia cresciuta ogni anno, con un ritmo piu’ contenuto nel 2007.
La ricchezza complessiva posseduta dalle famiglie , al netto delle passività finanziarie, ammonta a 8.512 miliardi di €uro, di cui €. 5.570 è riferita ai beni reali (immobili e assimilati) ed €.2.942 rappresenta la ricchezza finanziaria al netto delle passività.
Anche se è facilmente presumibile ed intuibile che la ricchezza reale abbia la stessa appartenenza di quella finanziaria, occupiamoci per il momento di quest’ultima per rilevare come il rapporto Bankitalia metta in rilievo che il 50% di essa appartiene al 10% circa delle famiglie piu’ facoltose. Quindi se la matematica non è una opinione, ciò significa che all’incirca 1.471 miliardi di €uro appartengono alle famiglie piu’ ricche del Paese.
7. – Prima di esaminare una proposta su un eventuale utilizzo di una parte di tale ricchezza ai fini di porre mano seriamente alla soluzione di una crisi così grave e devastante, occorre soffermarsi su un altro aspetto di grande rilievo ed importanza a questo scopo.
Berlusconi e Tremonti non si stancano di ripetere che l’Italia sta meglio di altri Paesi e che quindi l’Italia dovrebbe risentire di meno degli effetti della crisi e dovrebbe uscirne prima degli altri.
A parte la circostanza che è abbastanza notorio il fatto che l’Italia sia stata da sempre considerata la Cenerentola in senso all’Europa, con un ritmo di crescita sempre inferiore agli altri, con un tasso di inflazione sempre piu’ alto, ma soprattutto con un deficit e uno stock del Debito Pubblico paurosi, tali da indurre la UE a sottoporci a sorveglianza speciale, quello che poi realmente conta è ciò che è nei fatti e che tutti gli italiani stanno vivendo da qualche decennio.
Il Debito Pubblico accumulato dall’Italia, a partire dai primissimi anni ’80, è giunto alla ragguardevole, abnorme cifra di 1.680 mld di €uro, pari a circa 3 miloni 350 mila miliardi di vecchie lire, il che significa che :
- sono trent’anni che non vengono fatte opere infrastrutturali;
- è dal 1992 che non solo non vengono destinati fondi e risorse agli investimenti ed agli incentivi a famiglie e imprese ma, ogni anno, vengono rastrellati con le invenzioni piu’ fantasiose i pochi spiccioli a piccole imprese e famiglie allo scopo di far quadrare i conti, cioè ripianare il deficit pubblico annuale;
- questo è determinato in grande misura dall’enorme cifra che viene pagata per gli interessi sul Debito, che attualmente ammontano a circa 70 mld di €uro annui, ma solo grazie alla bonaccia dei tassi di interesse, solo che se questi dovessero aumentare (prima o poi avverrà) la cifra è destinata a salire; come dimostra l’esperienza di questi giorni, il Debito sale sia nei periodi di crisi (diminuendo i redditi e le entrate fiscali, oltre le risorse per la crisi) e sia nei periodi di crescita (per l’aumento dei tassi);
- ed è la somma che manca annualmente per rilanciare consumi ed investimenti, che in conseguenza anziché essere incentivati vengono depressi e da qui trae origine la bassa crescita, o sostanziale stagnazione, dell’economia italiana di questi anni;
Tutto ciò ha provocato effetti gravemente deleteri e per alcuni versi grotteschi sull’intero assetto sociale e produttivo del paese, quali :

- la mancanza di carta e di apparecchiature nei Tribunali;
- La mancanza di benzina per le Forze dell’ordine;
- Il taglio ai fondi alla scuola e alla ricerca, in un paese in cui, per bocca del responsabile della protezione civile, si apprende che oltre il 50% del patrimonio edilizio scolastico non è in sicurezza;
- Una compagnia di bandiera sostanzialmente fallita;
- Un servizio ferroviario diviso in due tronconi, uno con i treni di lusso superveloci e l’altro a livello di terzo mondo;
- Un Paese letteralmente spaccato in due, con un Nord che arranca per agganciarsi all’Europa e un Sud che tenta disperatamente di non sganciarsi per non sprofondare in Africa, un livello di disoccupazione nel primo intorno al 7-8% (in crescita ora) e nel secondo intorno al 30%, con alcune Regioni, come la Calabria che stanno sprofondando sotto il fango; sempre secondo il responsabile della protezione civile per mettere in sicurezza il territorio calabrese occorrerebbe una somma superiore a quella che il Governo ha stanziato finora per fronteggiare la crisi. Senza tali interventi, peraltro, ammesso che Berlusconi faccia mai il Ponte sullo stretto, per arrivarci sarà possibile solo via aerea, poiché l’intera dorsale autostradale è in frana.
- Un Paese, insomma, ridotto tanto alla “deriva” che è proprio difficile immaginare stia meglio degli altri Paesi europei e uscirà prima degli altri dalla crisi.
8.- Il nostro Paese in crisi latente c’è da almeno 30 e piu’ anni e ci rimarrà a lungo o per sempre se non si ha il coraggio di affrontare concretamente il cancro del Debito Pubblico.
Senza una soluzione di questo tipo le poche risorse disponibili non potranno che essere assorbite anche in futuro dagli interessi da pagare a quel 10% di cittadini o famiglie che possiede già il 50% della ricchezza.
Ed allora, rinviando per il momento il discorso sui beni reali, ipotizziamo che si faccia ricorso ad un prelievo straordinario, una tantum, con una aliquota del 10% sull’ammontare di tale ricchezza finanziaria, che è liquida ed esigibile, il gettito che ne deriverebbe sarebbe pari a 147 miliardi di €uro.
Volendo sia prelevare che utilizzare tale somma nell’arco di 4 o anche 5 anni, si potrebbe intervenire immediatamente con uno stanziamento di oltre 30 mld di €uro per fronteggiare la crisi e far ripartire il motore. Un tale stanziamento sarebbe di ben 4 volte superiore all’intervento preventivato dal Governo, il quale per raggiungere i 7-8 mld da destinare alla crisi ha dovuto reperirne circa 2 e mezzo stornandoli alle Regioni, ricorrendo cioè al gioco delle tre carte. I residui 100 e piu’ potrebbero essere destinati al pagamento degli interessi per i prossimi 4-5 anni, adottando, contestualmente al prelievo, un’altra misura di finanza straordinaria statale che nel secolo scorso è stata adottata diverse e svariate volte dai Governi di tutti i colori politici.
Quando sopraggiunge una crisi così devastante come l’attuale, essa può provocare danni ed effetti irreversibili, distruggendo ricchezza, occupazione, famiglie, e ridisegnando un nuovo scenario nel quale molti dei protagonisti precedenti escono di scena per sempre. Ma possono, quasi paradossalmente, costituire un’ottima occasione per capovolgere un trend negativo in positivo e quindi diventare un’occasione unica da sfruttare se al Governo siedono persone colte e preparate, ma soprattutto se ricoprono quei ruoli e quegli incarichi per operare nell’interesse dell’intera cittadinanza e del Paese.
In questo preciso momento l’occasione è d’oro per attuare una manovra come quella accennata piu’ sopra. I tassi di interesse a livello mondiale sono al minimo storico. L’Euribor è all,1,70%, quello BCE all’1,50% e proprio oggi l’asta dei Bot si è attestata intorno all’1%. Se si avesse il coraggio e la consapevolezza di voler uscire una volta per tutte dalla morsa e dall’oppressione del Debito Pubblico, oltre al prelievo una tantum sopra ipotizzato occorrerebbe varare contestualmente un provvedimento di consolidamento degli interessi sui titoli pubblici, fissandoli per esempio all’1,50- 2% per un periodo di almeno 10 anni, rinegoziando eventualmente in via anticipata tutti quelli non a scadenza immediata. Il provvedimento dovrebbe riguardare naturalmente sempre la stessa categoria di persone interessate dal prelievo straordinario, a cui andrebbero aggiunte le Banche le Assicurazioni ed altri soggetti che finora sono coloro che hanno lucrato la stragrande parte dei lauti tassi corrisposti in passato e si sono letteralmente arricchiti sulle spalle della collettività. Quasi l’intero stock del Debito si trova nelle loro mani. In tal caso il costo del debito si ridurrebbe drasticamente ad una cifra compresa tra i 25 e i 30 mld, ma soprattutto si avrebbe la certezza e la tranquillità che in caso di inversione di tendenza, sempre possibile e sempre temibile, il costo del debito non ridiventi un cappio al collo.
Una cifra di tale entità verrebbe pagata per i primi 4-5 anni con quel famoso residuo attivo del prelievo straordinario e per i restanti anni con risorse possibili da reperirsi, se nel contempo viene programmato un graduale rientro dello stock del Debito, reso possibile e praticabile dai seguenti nuovi scenari e ulteriori interventi sul lato della spesa :
- Dato per scontato che il costo del debito per i primi 5-6 anni verrebbe assicurato con il prelievo straordinario una tantum e il consolidamento dei tassi di interesse sui livelli attuali, le risorse impiegate finora per pagare gli interessi sul debito, i famosi 70 miliardi di €uro circa, potrebbero venire destinati in gran parte al graduale rientro dello stock e per il resto destinati a politiche di stimolo e sviluppo e senza piu’ ricorrere a Finanziarie che chiamano a contribuire annualmente la massa dei cittadini.
- Tale processo dovrebbe infine essere stimolato da numerosi provvedimenti sul lato delle economie di spesa, ad incominciare dall’abolizione di Province, Comunità Montane, Consorzi ed Enti vari, passando le competenze ai Comuni, abolizione di tutti gli altri Enti inutili, sempre annunciata e mai attuata, al ridimensionamento in generale dei costi della politica e del sottobosco governativo, dal ridimensionamento di stipendi e premi ai grandi managers, pubblici, parapubblici e privati.
- Il ridimensionamento del Debito e la riduzione del suo costo in termini annuali dovrebbe invertire il trend dello sviluppo dell’occupazione dei salari e innescare così, finalmente, un processo virtuoso anziché vizioso.
9. - Per realizzare tutto ciò e disegnare un diverso e complessivo assetto delle società in ciascun paese del mondo, che nella fase attuale stanno per diventare un grande unico Paese globale, separato solo da qualche Oceano che si sorvolano con aerei sempre piu’ veloci ma soprattutto collegati in tempo reale dalla magia della Telematica, occorre che vi sia una sostanziale convergenza su questi contenuti, che dovrebbero facilmente diventare patrimonio delle masse, da parte di quanti li condividono e siano capaci e in grado di superare vecchie impostazioni, vecchi dogmi, vecchie rispettive appartenenze e concentrarsi su ciò che realmente interessa l’intera collettività per ridisegnare un diverso mondo possibile.

10 . - Per esempio, ex marxisti, ex democristiani, attuali appartenenti al mondo cattolico, se si spogliano dei loro interessi ristretti di parrocchia, e pensano come il Dalai Lama che “questo tipo di globalizzazione dovrebbe essere contrastata perché, anziché diminuirlo, accresce sempre più il divario tra ricchi e poveri.”, per cui è condivisibile “l’etica del Marxismo che ha “l’aspirazione a una certa uguaglianza degli esseri umani, l’idea che tutti dovrebbero avere almeno una condizione dignitosa, che esista un livello di povertà e indigenza sotto il quale non si dovrebbe mai scendere. Trovo che vi sia qualcosa di etico in questa attitudine che ha delle consonanze profonde con l’etica della dottrina sociale dei cristiani.
11. – Infine, è auspicabile che possa trovare applicazione l’idea suggerita da Rifkin : “” ridar vigore al movimento sindacale, estendendo il suo raggio d’influenza geografico in modo che possa far fronte a quello del capitale finanziario….creare reti di comunicazione diretta fra i cittadini su scala globale per contrapporre al gioco a rubamazzo la solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni locali….per ridistribuire ovunque la maggior ricchezza prodotta e stimolare i consumi….l’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù, l’Era dell’Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa…dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a scopi utilitari, dedicando più tempo all’arricchimento della vita sociale”.

12. – CONCLUSIONI –
Nel nostro Paese, piu’ che altrove, l’impegno e la possibilità di realizzare queste idee, o almeno di condividerle con grandi strati di popolo, è resa irta e difficile, oltre che dalla presenza di un potere capitalistico borghese arcaico e ottuso, che dispone di ingenti risorse, anche per le divisioni continue negli schieramenti di sinistra e progressisti; è quasi impossibile da realizzare dialogando con i vertici, per cui occorre inventarsi delle strategie che possano far giungere questi contenuti a tutti i lavoratori e i cittadini di base, perché è difficile immaginare che i compagni dell’ex D.S.-PCI, dell’ex PSI,dell’ex PSDI, della sinistra c.d. radicale, dell’ex DC etc etc. non condividano le scelte e i punti programmatici che richiedono una maggiore giustizia sociale, una piu’equa distribuzione della ricchezza, il giusto riconoscimento ai salari dei lavoratori, i quali ultimi, a dispetto dei vertici delle Organizzazioni sindacali in cui militano o vorrebbero militare, dovrebbero ribellarsi e imporre la riunificazione delle varie sigle sindacali per procedere lungo il percorso indicato da Rifkin.
Solo tale percorso potrà salvare l’umanità e obbligare i Governi, come quello italiano, che anziché continuare a pensare a improbabili centrali nucleari, il cui solo termine evoca distruzione e morte, si decidano ad attuare politiche energetiche ed ambientali che rendano possibile la continuità di vita sul Pianeta Terra, ove i cittadini e i lavoratori possano ritrovare la gioia di vivere. Paola 14/03/09
Francesco Calvano

p.s.: L’imposta straordinaria comporterebbe come sua implicita applicazione che tutti i contribuenti al di sopra della soglia fissata producanouna dichiarazione straordinaria attestante l’attuale entità ecomposizione del proprio patrimonio, e su questa base pagare l’aliquotastabilita, evidentemente con un minimo di progressività.Con ciò si creerebbero i presupposti ed i necessari parametri diriferimento per applicare l’unica norma possibile per rendere lalotta all’evasione efficace.La norma di cui parlo è stata recepita nel D.P.R. 29/09/1973, n.600, recante le norme relative all’accertamento. Il 5° comma dell’art.38 così recita: “Qualora l’ufficio determini sinteticamenteil reddito complessivo netto in relazione alla spesa per incrementipatrimoniali, la stessa si presume sostenuta, salvo provacontraria, con redditi conseguiti,in quote costanti, nell’anno incui è stata effettuata e nei quattro precedenti”.
Ciò significa fare sul serio la lotta all’evasionee non chiedersi, come avviene oggi, da dove escono fuori lemacchine di super lusso, le imbarcazioni da nababbi, le ville faraoniche.

http://www.fainotizia.it/

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